"Il mio ritorno nella moda? È un'esplosione stellare"

Nove anni alla direzione creativa di Gucci, lasciata nel 2014. Ora la sua nuova collezione per i 150 anni di Liberty London

"Il mio ritorno nella moda? È un'esplosione stellare"
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Frida Giannini è stata l'intelligente ragazza che ha disegnato con successo Gucci dal 2005 al 2014, la più lunga e profittevole direzione creativa del brand delle due G. Nei tre anni precedenti alla sua assunzione al posto di Alessandra Facchinetti aveva lavorato con Tom Ford disegnando le borse più iconiche del brand e prima ancora, dal 1997 al 2002, era stata in quella fucina di talenti che è Fendi, l'emblematico marchio romano del lusso. Dopo Gucci per lei ci sono stati momenti no e momenti sì, più no che si dal punto di vista familiare ma ogni volta che Frida ha ripreso in mano la matita anche se in gran segreto e solo per aiutare un amico a lanciare un nuovo brand, i risultati sono stati eclatanti. Adesso torna in scena ufficialmente con Hypernova 150, una super collezione per celebrare i 150 anni di Liberty London il leggendario negozio inglese che è fornitore della real casa fin dai tempi della Regina Vittoria.

Com'è nata questa collaborazione?

"Mi ha telefonato il ceo di Liberty dicendo: Le piacerebbe fare una collezione per il nostro centocinquantesimo anniversario?. Confesso che ho sentito volare un po' di farfalline perché era un rientro in scena prestigioso ma di nicchia cioè fuori dalle fashion week e dai grandi cappelli manageriali. Inoltre ho sempre adorato Liberty. Quando abitavo a Londra per lavorare con Tom Ford avevo l'ufficio lì a due passi e passavo spesso da Carnaby Street per tuffarmi nell'immaginario della Swinging London. Quel bellissimo edificio bianco e nero in stile Tudor per me è l'emblema delle più affascinanti contraddizioni londinesi. Ci compravo quaderni e pennarelli, poi andavo a sbirciare nel reparto in cui vendono i tessuti al metro dove ancora oggi trovi le signore che sembrano uscite da un romanzo vittoriano accanto alle ragazze con i capelli rosa, il piercing nel naso e i giubbotti stile punk. Qualche anno fa, quando mia figlia Greta era piccola, ci andavo per comprarle i costumi da bagno e le vestine a fiorellini".

Tu hai rilanciato la stampa Flora di Gucci, come hai affrontato il tema floreale di Liberty?

"Ho detto subito che non avrei fatto fiori: sarebbe stato banale. In Italia l'Art Nouveau si chiama Liberty proprio per questo ed è molto più floreale dello Jugendstil viennese".

Quindi cosa hai fatto?

"Sono partita dalla storia che è la ragione per cui un'isoletta piovosa al centro della Manica è diventata un grande impero. Da lì puoi anche trasgredire. Arthur Liberty era un visionario incredibile, a metà '800 importava i tappeti dall'Afganistan, le stuoie dal Medio Oriente e la seta dalla Cina, ma fece fare le scale del negozio con i legni recuperati dalle navi in disuso della Royal Navy. E poi ha collaborato con William Morris, Sonia Delaunay, il grande Diaghilev dei balletti russi: le personalità di spicco della sue epoca. Ha avuto clienti come Oscar Wilde e gli scrittori del Bloomsbury Group. Per Liberty ha lavorato anche Bernard Nevill, il designer e accademico britannico che ha firmato i disegni deco in bianco e nero di un indimenticabile vestito di David Bowie e la copertina di Moonage Daydream, lo strepitoso libro sulla vita e lo stile di Ziggy Stardust".

Quindi da dove sei partita?

"Dalla bandiera, la mitica Union Jack della Royal Navy. L'ho sfumata con il viola che è il colore di Liberty aggiungendo dei tocchi di bronzo e poi ho tentato di riprodurre nel disegno l'effetto di una ipernova, cioè un'esplosione stellare molto più potente di una supernova, capace di creare altre stelle dello stesso tipo. Da qui il nome Hypernova 150 che ho trovato sul sito della Nasa".

È una collezione completa?

"Direi di più. Ho disegnato abiti, cappotti, borse, anelli, cinture, articoli di cartoleria: tutto tranne le scarpe. Avrei fatto anche quelle ma avevo solo tre mesi. Per fortuna ho lavorato con il Gruppo Florence che mi ha fatto arrivare i migliori fornitori nella loro bellissima sede fiorentina. E per la metalleria ho potuto lavorare con la Leo France che, sempre a Firenze, fa bijoux, bottoni e fibbie per i più grandi marchi del lusso. Credo di aver fatto il più bel cappotto della mia carriera. È il modello Nelson, un doppiopetto da ammiraglio con la fodera della Hypernova Union Jack in cotone e i bottoni logati".

Hai disegnato un nuovo logo?

"Sì, per la prima volta in vita mia. Sono le due L di Liberty London una con un carattere più organico, quasi floreale e una molto moderna e lineare. La doppia anima di una leggenda".

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