«Il mio spettacolo per Strehler»

Dieci anni fa scompariva a Lugano Giorgio Strehler, uno dei più grandi interpreti di «ciò che deve essere una grande regista». Per ricordarlo Andrea Jonasson, sua compagna di vita e di spettacolo, ripropone al teatro Studio La storia della bambola abbandonata, (da domenica al teatro Studio) il riassestamento dello storico spettacolo con i piccoli allievi dell’Accademia della Scala. Nata da un’idea dello stesso Strehler - di intrecciare un testo di Brecht, Il cerchio di gesso del Caucaso con La storia della bambola abbandonata di Alfonso Sastre, la messa in scena fu ancora più originale. Sergio Escobar, successore del grande regista alla guida del Piccolo, realizzò uno spettacolo per bambini di cui i piccoli fossero non solo gli interpreti ma anche i destinatari perché, diceva il maestro «il teatro per bambini deve essere un teatro per uomini più piccoli, quindi anche un teatro che uomini più grandi possono accettare». Questa riproposta del lavoro di Strehler, La bambola abbandonata, nasce da un sogno ad occhi aperti - a spiegarlo è la moglie del regista, Andrea Jonasson: «Ero a Vienna prima dei festeggiamenti per i 60 anni del Piccolo e pensando che pochi mesi dopo sarebbe stato il decennale dalla morte di Giorgio, mi è sembrato bello ricordarlo non con la lettura di un suo testo ma con qualcosa che era profondamente suo. Mi son detta: “mi piacerebbe fare la storia della bambola abbandonata” perché avevo visto Giorgio al lavoro - erano i primi anni che stavo in Italia - e toccato con mano il suo entusiasmo mentre provava e riprovava le scene con i bambini e gli attori della Piccola Scala.

Ne ho parlato con il teatro, hanno accettato l’idea con entusiasmo. E ora sta per andare in scena il mio lavoro, spettacolo per piccoli e grandi, con attori giovani che vengono dalla scuola di Ronconi, dall’Accademia di Roma e dalla Paolo Grassi»

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