La miracolata di Napoli che mister Monnezza ha salvato per amore

Il compagno-assessore si dimise per non coinvolgerla nello scandalo dei rifiuti. Una carriera all'ombra di Bassolino, tradito e sconfitto

La miracolata di Napoli che mister Monnezza ha salvato per amore

Valeria Valente, vincitrice delle primarie democratiche per il comune di Napoli, condivide lo stesso destino di tante facce nuove della politica. Sono volti nati vecchi. L'anagrafe li premia ma la biografia li punisce perché sono cresciuti secondo lo schema antico della corsa a tappe nel circuito chiuso del partito. Valente si è fatta conquistare dalla sinistra al liceo, quando prese la guida di ciò che restava del Movimento studentesco napoletano; fu piazzata al vertice dell'Unione degli studenti; il partito (allora c'era ancora il Pds, poi i Ds) l'ha portata a Roma e poi rispedita a casa; qui è stata eletta consigliera comunale e poi nominata assessora.Il sindaco era Rosa Russo Iervolino, ma il padrino politico di Valeria Valente si chiamava Antonio Bassolino. L'ex sindaco, ex governatore, ex ministro dalemiano, è stato il garante della lenta crescita della figlioccia. Lui ha imposto l'ingresso in giunta di quest'avvocata trentenne perché si occupasse di turismo, di cui era totalmente digiuna. Infatti Valente ha lasciato traccia nell'incarico soltanto quando si oppose a parole - all'introduzione della tassa di soggiorno voluta nel 2006 dal ministro Francesco Rutelli: «Una misura disincentivante», dichiarò.Una cooptata, sibilano i detrattori. Una miracolata da Bassolino. Una per cui fu inventata la delega ai «tempi della città», che sono pari a quelli di Roma: eterni. E ora una parricida. Lo scontro alle primarie partenopee è stato tutto tra lei e l'ex governatore, la giovane rampante e il vecchio proconsole della Ditta in Campania che le aveva aperto la strada, convinto che l'allieva non avrebbe osato sfidare il maestro. Valeria l'aveva difeso sempre, sia quando finì sotto processo sia quando applaudì Berlusconi premier che aveva ripulito Napoli dai rifiuti. Era la primavera del 2008. «È il senso di responsabilità che ne guida le scelte», disse Valeria dell'allora governatore, facendogli scudo dalla pioggia di critiche democratiche.I difensori di Bassolino annoveravano un altro assessore comunale, Gennaro Mola, delegato all'igiene urbana ribattezzato Mister Monnezza: «Se si chiede l'intervento dello stato, poi si ha il dovere di collaborare qualunque sia il governo in carica», sentenziò Mola. L'anno dopo dovette dimettersi in pieno scandalo per l'arresto dell'imprenditore Alfredo Romeo pur non essendo coinvolto nell'inchiesta. Si sacrificò sull'altare della Global Service per amore: Mola è il compagno della Valente, padre del piccolo Luca, una passione sbocciata tra i banchi della giunta comunale. «Valeria merita di restare in squadra», dichiarò il tenero Gennaro al Mattino.E così Valeria ha continuato a fare carriera fino ad approdare alla Camera nel 2013, dove non brilla per produttività: le statistiche di Openpolis la piazzano al 410° posto su 630 deputati. Chi ne ha davvero guadagnato è il suo conto in banca. Nel 2013 Valente ha denunciato un reddito di 793 euro, cioè la rendita catastale dell'abitazione di proprietà a Napoli, e il possesso di due auto, una Mercedes ML e una Renault Clio. Null'altro. Ora, dopo due anni a Montecitorio, ha ceduto il Suv e il reddito è balzato a 126mila euro.Fedele alla linea bassoliniana, l'onorevole Valente si è piazzata tra i Giovani turchi (la corrente di Matteo Orfini e Andrea Orlando) che non sono né renziani né anti-renziani, e ha votato Cuperlo al congresso Pd. Ma tra lei e Bassolino qualcosa si era incrinato. Alle primarie per le elezioni del 2013 Valeria la spuntò su Annamaria Carloni, moglie del plenipotenziario bersaniano. Le crepe sono state mascherate, Valente ha mantenuto l'ufficio di coordinatrice regionale di Rifare l'Italia nella sede della Fondazione Sudd di Bassolino. Quando a Natale l'ex governatore ha lanciato la propria candidatura per le primarie, lei ha stiracchiato un sorriso dalla stanza accanto brindando con imbarazzo.In realtà i congiurati erano al lavoro da tempo, il nome della Valente circolava, ma lei doveva far figurare di farsi tirare per i capelli. La quadra è stata trovata con l'accordo tra Orfini e Renzi: sostegno a Roberto Giachetti a Roma in cambio del via libera alla Valente a Napoli. Gli altri pretendenti, Gennaro Migliore (ex Rifondazione) e Vincenzo Amendola (dalemiano), sono stati tacitati con altrettanti posti da sottosegretario.Soltanto una bassoliniana pentita poteva sbarrare la strada al vecchio cacicco sopravvissuto alla rottamazione, magari inducendolo a farsi indietro. Ma ci voleva altro. «Mi ritiro soltanto se si candida San Gennaro», ha replicato lui. La moglie se l'è legata al dito: «Valeria aveva giurato che voleva proseguire il lavoro parlamentare. Si è candidata senza dirci una parola e questo è l'aspetto più doloroso per chi dà molta importanza alle relazioni umane e al legame tra le donne».Alla vigilia Valente ha vacillato per lo scandalo che ha coinvolto Salvatore Silvestri, indagato per voto di scambio quando si era candidato a sindaco di Casavatore nel 2014. Silvestri è bassoliniano e la sua compagna, Mariangela Portinaio (non indagata), è la segretaria storica di Valeria fin dai tempi dell'assessorato a Napoli. Come sono andate le primarie si sa: Valeria Valente ha vinto su Bassolino per 452 voti, un pugno di schede. Si sa meno che la vittoria è maturata nella zona est della metropoli partenopea, l'unica dove non c'è stato un testa a testa tra padrino e figlioccia. E proprio nella periferia orientale, a San Giovanni a Teduccio, è stato filmato Antonio Borriello mentre distribuiva monete ai votanti. Bassoliniano pentito pure lui.

Nonostante avesse officiato le nozze civili dell'ex governatore, non è mai riuscito a ottenere più che un posto da consigliere comunale. Magari se vince Valeria Valente i napoletani se lo ritrovano assessore, hai visto mai.

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