Miracolo di Santarém

Miracolo di Santarém

Nel 1247 una donna portoghese di Santarém andò a rubare nella chiesa di Santo Stefano un’ostia consacrata. Glielo aveva suggerito una fattucchiera, perché la donna in questione era rosa dalla gelosia nei confronti del marito: convinta che la tradisse, cercava rimedio in un filtro d’amore. La donna dopo il furto nascose l’ostia in una fazzoletto di lino e si avviò verso casa. Ma subito il panno si inzuppò di sangue e non smise di sanguinare per tutto il tragitto. La donna, giunta a casa, infilò il fagottino in un cassetto che richiuse, sperando di passare inosservata. Macché: dagli spiragli e dal buco della serratura uscivano fiotti di luce che illuminavano la stanza a giorno; anzi, col calare del buio l’effetto era ancora più spettacolare. Naturalmente, il marito andò ad aprire quel cassetto e fu giocoforza dover spiegargli tutto. La mattina i due andarono a chiamare il parroco e la particola miracolosa fu riportata in chiesa in solenne processione, perché mezza città si era accodata. L’ostia continuò a sanguinare per i tre giorni seguenti. Venne collocata in un reliquiario di cera (purissima, d’api) e rimase nel tabernacolo fino al 1340. Il parroco di quell’anno, aprendo il tabernacolo, vide che il reliquiario era ridotto in pezzi e al suo posto stava una teca di cristallo: l’ostia non c’era più, solo sangue raggrumato misto a cera.

Nei secoli quel sangue si è prodotto in ulteriori miracoli, uno dei quali ebbe un testimone d’eccezione: s. Francesco Saverio. Ancora si svolge la processione tra la casa di quella famosa donna, cappella dal 1684, e la chiesa.
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