Come scriveva Hemingway, ripreso magistralmente nel 46 da Robert Siodmak nel primo film di Burt Lancaster, «I gangster», una grande compagnia assicurativa non ha molte difficoltà nel far quadrare i conti: per recuperare le perdite subite, per danni o morte, basta aumentare di qualche decimo di dollaro le rate dei premi di milioni di clienti nellanno successivo.
Il punto è che, alla lunga, può non bastare. E oggi le maggiori compagnie europee, dopo la crisi, fanno i loro conti. Un quadro in cui spuntano, tra i più virtuosi, i compratori; tra gli altri le possibili prede. Nei primi ci sono sia Allianz, sia Axa, regine dEuropa con 40 miliardi di capitalizzazione. Per i tedeschi si parla di Swisse Life, la compagnia elvetica che ieri volava del 10% in Borsa sui rumors di unofferta dacquisto. Per i francesi, invece, sembra proprio lItalia la terra di conquista. In cassa ci sono i 2 miliardi di euro del recente aumento di capitale e sul terreno un cruccio antico: quello di essere anche in Italia uno dei protagonisti, sul podio dei primi tre player, come Axa ambisce a fare in tutti i Paesi. Per questo, nel mirino del gruppo guidato da Henri de Castries, dopo esserci stata Unipol, ora toccherrebbe a FonSai.
La compagnia del gruppo di Salvatore Ligresti è un target ideale: capitalizza 1,7 miliardi ed è leader nazionale nel ramo danni. Mentre, a livello di gruppo Premafin, è noto che il lindebitamento consolidato, intorno ai 2 miliardi, ha raggiunto i livelli di guardia, tanto che è recente un accordo per un nuovo scadenziario. La cessione del gioiello FonSai potrebbe essere una strada per risanare e concentrare tutte le energie nelledilizia. O per alleggerire la posizione in cambio di un ruolo nuovo per la famiglia Ligresti. Per esempio quello di una quota stabile nellazionariato di Axa, magari con il diritto a un posto nel cda parigino. Quello che risulta al Giornale è che, nelle scorse settimane, ci sia stato un contatto, per quanto informale e discreto. Con un risultato interlocutorio: FonSai non si vende, a meno che lofferta non sia di quelle che non si possono rifiutare. Mentre qualche apertura in più sarebbe stata fatta sulla Milano. Ma Axa non è interessata a una compagnia minore, preferendo puntare sul bersaglio grosso.
Di sicuro i francesi possono solo percorrere la strada della crescita esterna per aumentare il proprio peso in Italia. E le grandi operazioni sono andate già via, entrambe per opera di Generali, che si è aggiudicata, negli anni, prima Ina-Assitalia, poi Toro. De Castries ha da poco rilanciato alleandosi con Mps nella joint venture Axa Montepaschi Vita, e senza badare a spese: per il 50% e il diritto alla gestione ha messo sul piatto 1.150 milioni. Più il 4% di Mps per celebrare uno scambio di scranni nei rispettivi cda: il presidente Mussari a Parigi, De Courtois a Siena. E proprio lasse con Mussari ed Mps potrebbe fornire ad Axa le chiavi del dossier Fonsai. Che, ça va sans dire, stanno a Mediobanca, primo azionista del rivale Generali: senza lok del presidente Geronzi, che equivale a quello dellestablishment nazionale, Axa non può certo pensare di venire a fare concorrenza alle Generali in casa sua.
Gli elementi per trovare unintesa ci sono: da una parte i francesi di Axa hanno da sempre un rapporto consolidato anche con Vincent Bollorè, grande socio di Mediobanca. Dallaltra i senesi sono soci sia di Generali, sia di Mediobanca tramite la fondazione.
Le mire italiane di Axa sulla strada di FonSai
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