Ci vorrebbe un 4-0, meglio uno 0-4, o un 6-3 per l’Inter. E non è una barzelletta. Se poi uno pensa a tutti i gol subiti dall’Inter quest’anno, l’idea della mission impossible diventa affascinante come dice Moratti. «E dobbiamo esser noi a creare qualcosa di affascinante», ha scodinzolato in scia Leonardo. Allora l’Inter ci provi: tutta insieme, appassionatamente. In fondo stavolta ha già perso tutto: la faccia a San Siro e forse la qualificazione. Peggio non potrà andare. Il pedigrèe non verrà corroso da una qualificazione in più, ma potrebbe diventare lunare, per la storia, per l’epica e per i ricordi nel caso l’idea tattica (creare qualcosa di affascinante) di Leonardo finalmente funzionasse. «Ci dobbiamo credere, in 90 minuti una partita di calcio può cambiare da un momento all’altro. Bisognerà commettere pochissimi errori», ha detto e si è detto Javier Zanetti. Ben sapendo dove sta il punto debole: una difesa poco serrata (d’accordo stavolta avrà Lucio) e poco blindata dal gioco del centrocampo. Il limite di questa Inter è tutto in quel modo un po’ sprovveduto di proporsi agli avversari.
Dunque, se la razionalità fosse una qualità vincente nel calcio non ci sarebbe ragione di credere ad una impresa da mille e un sogno (in questa occasione i bookmakers hanno fatto affaroni con i sogni dell’ottimismo interista). Lo Schalke 04 ha un gioco per ora migliore, è riuscito a vincere a Milano pur mancando di tre titolari e stavolta non ci sarà pure Farfàn. A San Siro è andato due volte in svantaggio, non ha fatto una piega e si è ripreso la partita quando l’Inter si è dimenticata i punti cardinali del gioco del pallone e della sua grande tradizione. Lo stadio di Gelsenkirchen sarà una bolgia, lo Schalke ha perduto una sola gara delle nove disputate quest’anno in Champions, l’Inter non lo ha mai battuto negli altri due precedenti in Germania. Sembra che tutto sia contro. Ecco da dove la squadra deve prendere forza: il calcio è sempre pronto a smentirti. Non ci sarà Moratti per il lutto (morto un operaio) che ha colpito la Saras.
L’Inter non avrà il primo e più determinato tifoso, ma per una notte ritroverà gli occhi di tigre e magari i gol di Milito ed Eto’o che in coppia sono un bel vedere. Lo smacco di Milano è stato troppo pesante, deludente e devastante, per pensare che la squadra non ritrovi tutta la cattiveria agonistica. Sulla carta l’Inter è più forte dello Schalke, i giocatori hanno più qualità e pedigrèe. Però, sul campo, la gente di Leonardo ha fatto intravedere i suoi limiti: condizione fisica non perfetta, distrazioni difensive causate da lentezza e scelte non ideali, un centrocampo tartarugone, la peggiorata mira di Eto’o.
Stasera tutto dovrà essere perfetto per pensare che ieri Leo non sia andato in conferenza stampa a raccontare sogni più che realtà di questa squadra. «Non credo ai miracoli, ma nei risultati sportivi», ha detto. Mediamente lo pensa qualunque tecnico ed anche qualunque atleta. «Nella gara di andata è successo qualcosa di strano.
Noi non crediamo solo nel passaggio del turno ma nell’idea di fare una grande prestazione. Se pensiamo a quanto successo a San Siro, perché non dire: può capitare anche a noi. Ci sta vincere con quattro gol di differenza. Ognuno ha vissuto le sue rimonte: nel calcio e nella vita. C’è voglia di dimostrare che quanto successo a San Siro è fuori dalle corde. L’ho sentito in tanti giocatori. Ci vorrà equilibrio. E non dimentichiamo che, all’andata, in tutti gli episodi a loro favorevoli noi siamo stati sfortunati. Teoricamente non abbiamo niente da perdere».
Direte voi: ascoltando Leo c’è da mettersi tranquilli o qui finisce ancora male? Quando parla di equilibrio dimostra di aver finalmente fatto un sano mea culpa. Quando parla di sfortuna e ci racconta che all’andata è successo qualcosa di strano, torna ad essere un cocciuto, permaloso predicatore che non fa rima con allenatore.
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