La missione impossibile di Tom Cruise è fare i conti con l'intelligenza artificiale

L'ottavo film della serie non delude: un thriller in piena regola

La missione impossibile di Tom Cruise è fare i conti con l'intelligenza artificiale
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da Cannes

Sarà il perfido Gabriel (Esai Morales) ad annientare il mondo oppure il leggendario e coraggioso Ethan Hunt (Tom Cruise) a salvarlo dalla pesante arma di distruzione planetaria, capace di inibire il nucleare in ogni continente e poi procedere all'estinzione globale... Il mistero sarà chiarito in sala dal 22 maggio, quando uscirà l'ottava e - per ora - ultima puntata di Mission: Impossible - The final reckoning.

A Cannes il film è passato ieri in prima mondiale e fuori concorso, accompagnato dall'intero cast in passerella, con le dame scollacciate quanto basta per infrangere il nuovo codice puritano del festival. La trama ricalca in parte le puntate precedenti, sintetizzate in apertura da una serie di sequenze che rinfrescano la memoria dello spettatore. Poi Ethan Hunt riceve il compito di condurre in porto la non facile missione, a causa delle renitenze di una Casa Bianca, presieduta da una Kamala Harris, fittizia e immaginaria.

Tom Cruise è in possesso della chiave a incastro, ambita anche dal suo avversario, che serve per il disinnesco del meccanismo che governa l'ordigno ma non tutto sarà così lineare come può sembrare e i colpi di scena non mancano.

Inutile dire che Mission: Impossible è un film d'azione in piena regola con dosi thriller e di avventura ma derubricarlo semplicemente a ciò appare riduttivo. Questa puntata della saga introduce infatti una tematica di grande attualità che tocca l'uso dell'intelligenza artificiale nella gestione delle armi di distruzione di massa. Un'idea catastrofica che purtroppo si trasforma in una minaccia globale. I venti di guerra che soffiano inquietanti e tempestosi, ovunque si guardi la carta geografica del pianeta, sono la premessa di un pericolo tutt'altro che al solo servizio della creatività fantascientifica alla base della sceneggiatura di The final reckoning.

Ethan Hunt è quindi personaggio irreale che compie azioni letteralmente impossibili, elegantemente vestito e benissimo equipaggiato, ma il cinema, come sappiamo, si serve di allegorie, metafore e soprattutto paradossi, decodificabili da chi sa leggere tra le righe e guardare in controluce le sequenze per decriptare la realtà.

Ne escono così tre ore di grande spettacolo che Cannes ha applaudito e al pubblico piaceranno per quell'appeal che è la somma di coraggio, ambizione, temerarietà e, perché no, sogno. Quello che si chiede alla settima arte per convincersi che, in fondo, tutto è possibile se veramente lo si vuole e se ne ha la giusta tenacia per tentare di raggiungerlo.

È questo, in fin dei conti, lo spirito di tante, tantissime mission impossible della nostra quotidianità. Anche quando sembrano talmente impossible dal renderlo possible soltanto al cinema, regno e territorio di quell'impossibile che diventa fiabescamente realtà.

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