La missione Inter è proprio impossibile E Raul glielo spiega

Tutti in piedi per mister gol. Al secolo Raul Gonzalez Blanco, l’uomo che ha detto all’Inter: la tua corsa è finita. Quella nerazzurra era proprio una mission impossible, lo ha detto il campo prima ancora del gol di Raul, il 72° della sua serie straordinaria, poi incorniciato dall’assist per Benedikt Howedes, l’uomo che ha annientato le voglie di Eto’o e Milito prima di presentarsi a raccoglier gloria davanti al povero Julio Cesar, solo più che mai. L’Inter chiude con l’Europa, nessuno le toglierà la bellezza della Champions conquistata l’anno scorso, ma ora il conto dirà che questa squadra deve ancora sgobbare, lavorare, correre e vincere per sedersi con consapevolezza e credibilità nel gotha d’Europa, quello che non ti fa capitare una volta ogni 45 anni fra le grandi del Vecchio Continente. L’Inter è uscita perché quest’anno è stata meno solida e fresca dalla passata stagione. Un po’ usurata negli uomini e nella testa, come aveva raccontato Benitez. Ma pochi gli hanno creduto. Il sorteggio le aveva dato una mano, non ha sfruttato l’occasione. Ora non le resta che attendere la prossima stagione per riprovarci. Magari guardandosi meglio allo specchio.
Inter senza Cambiasso e con Thiago Motta: un omaggio alle idee un po’ cocciute di Leonardo più che alle esigenze della squadra. Che poi Thiago abbia segnato il gol dell’1-1 poco conta con la logica della partita che l’Inter doveva giocare e che ha giocato. Squadra un po’ lenta, all’inizio, per andare subito a caccia dei quattro gol necessari alla fantastica rimonta. Serviva una partita fisica, i tedeschi avevano mostrato il meglio del repertorio già a Milano. Se qualcuno avesse avuto dubbi bastava vedersi la partita giocata nell’ultima giornata di campionato: non li si batte con i tocchetti brevi e sicuri (Thiago Motta) e il frizzantino a veloce evaporazione (Sneijder). Maicon, Lucio, in parte Nagatomo hanno subito interpretato il miglior copione: prepotenza fisica, decisione e rabbia. Gli altri hanno provato ad imitare, con alterni risultati. L’Inter ha mostrato le solite crepe difensive e Raul, non per nulla uno dei più grandi attaccanti di questi ultimi venti anni, ha intuito come far male. Ci ha provato una volta, avendo ben presente le lacune difensive di Ranocchia. Nel primo affondo, dopo 16 minuti, è andato a pescare la dormitina di Ranocchia, sbucando al colpo di testa che Julio Cesar ha reso inutile. Semnza dimenticare che lo Schalke, per tutto il primo tempo, ha occupato meglio il campo, mentre nella ripresa si è preso diversi momenti di pausa e l’Inter ha migliorato il suo gioco d’assieme.
Ma il problema nerazzurro, insomma la missione (im)possible era legata all’efficacia del gioco d’attacco, ovviamente. Può bastare un tiro in porta (Stankovic al 36’) per dare la sensazione che una squadra possa portare a termine l’opera? Vero che, alla fine del primo tempo, le statistiche Uefa hanno visto 12 tiri nerazzurri (3 in porta) e 4 tedeschi (2 in porta, di cui uno in gol), ma il conto visivo e il toccar di mano sul campo hanno restituito altre sensazioni. Inter imperfetta e poco pericolosa, tedeschi rognosi in tutti i sensi, capaci di bloccare tatticamente le idee nerazzurre. E il gol di Raul, a un minuto dalla fine del primo tempo, è stato il segno e il segnale del destino: Ranocchia e Lucio, soprattutto, in difficoltà nel leggere l’azione tedesca in velocità: lo spagnolo guizzante come un serpentello in area e addio sogni di gloria.

Poi il gol di Thiago Motta ad inizio ripresa (strapotente colpo di testa di Lucio e piedino furbo di Thiago a deviare), è stato l’onore della armi che la storia del pallone ha voluto rendere a questa squadra. Anche se il 2-1 dei tedeschi ha fatto svanire ,l’incanto. Niente da fare: l’anno scorso invincibile, quest’anno era una squadra piena di rughe, crepe, tradita dai suoi eroi e da qualche errore della panchina.

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