Missione in Libano, è scontro tra Martino e Prodi

L'ex ministro alla Difesa: "Occorre ridurre drasticamente o cancellare la nostra presenza in Libano". Il premier: "Affermazioni di enorme gravità". Preoccupate le autorità di Beirut convocano l'ambasciatore italiano

Missione in Libano, è scontro tra Martino e Prodi

Roma - "Occorre ridurre drasticamente o cancellare la nostra presenza in Libano". Guarda avanti il Pdl Antonio Martino: nel caso in cui dovesse essere eletto e poi nominato ministro della Difesa, è certo in una risoluzione immediata nel Libano. "Affermazioni di gravità enorme", sbotta immediatamente il premier Romano Prodi, il titolare della Farnesina invece le bolla come "ridicole e sconcertanti". Fatto sta che le autorità di Beirut convocano immediatamente l'ambasciatore italiano e il centrosinistra va all'attacco.

Martino: "Ritiraro dal Libano" Occorrerebbe ridurre drasticamente o cancellare la nostra presenza militare in Libano, aumentare significativamente il numero dei nostri uomini in Afghanistan e inviare istruttori militari in Iraq e Kosovo". Ecco cosa farebbe, se venisse eletto e nominato ministro della Difesa, il parlamentare del Pdl Antonio Martino che in un’intervista al Quotidiano nazionale contesta la strategia adottata dal governo dell’Unione. Via dal Libano, afferma, perché "dobbiamo utilizzare le nostre truppe laddove sono utili". "La missione fu voluta da D’Alema per farsi perdonare la chiusura precipitosa della nostra missione in Iraq". Con le mansioni attribuite alla forza di pace italiana, "i nostri uomini in Libano - continua l’ex ministro della Difesa - sono perfettamente inutili". Quindi in Afghanistan, "dove la situazione è nettamente peggiorata", occorrerebbe inviare più truppe "con meno restrizioni, un migliore equipaggiamento e con la disponibilità ad impegnarle anche in altre aree". In sostanza il parlamentare del Pdl chiede una rimozione dei caveat attuali e "se la Nato ce lo chiederà, noi dovremo dare il nostro assenso a un ridispiegamento delle truppe e a un loro utilizzo anche in azioni di combattimento contro i talebani". Lasciare completamente l’Iraq, conclude Martino, è stata una decisione affrettata. "Credo sia stato un errore e se l’Iraq ce lo chiedesse, dovremmo mandare una missione di addestratori civili e militari".

Preoccupazione a Beirut Il Libano ha convocato l’ambasciatore italiano dopo le dichiarazioni di Martino circa il possibile ritiro delle truppe italiane in caso di vittoria del Pdl alle elezioni politiche del 13 e 14 aprile. Il Libano ha attualmente circa 2.400 militari in Libano nell’ambito della missione Unifil. "Oggi c’è già una reazione da parte delle autorità libanesi. Il presidente del Parlamento ha convocato il nostro ambasciatore per avere spiegazioni", ha confermato anche il Professore attaccando duramente le esternazioni dell'ex ministro. "Sono gravissime le affermazioni dell’ex ministro della Difesa Antonio Martino circa un prossimo disimpegno dell’Italia dal Libano ed un suo ritorno in Iraq. Sono affermazioni incomprensibili e drammatiche come messaggio politico", ha spiegato Prodi definendo Martino "irresponsabile" e poco indicato in una futura carica di ministro. "Credo che non lo sarà dopo queste affermazioni, almeno la logica così vorrebbe", ha detto Prodi. "Tutti conoscono i motivi per cui siamo usciti dall’Iraq, una missione che non era condivisa e che anche la maggioranza della popolazione Usa non condivideva", ha ancora detto il presidente del Consiglio sottolineando come i militari italiani siano entrati in Libano "per una missione di pace di cui tutti riconoscono l’importanza degli equilibri in Medio Oriente". "Lo stesso ambasciatore americano a Roma, Ronald Spogli - ha ancora detto - ha sottolineato l’importanza di questa missione anche per la sicurezza di Israele". Il Professore ha concluso rimarcando come le dichiarazioni di Martino non facciano altro che ribadire "le differenze profonde" sulla politica estera tra il Centrodestra e il Pd

L'affondo della Farnesina Il ministro degli Esteri, Massimo D’Alema, ha accusato il Partito delle libertà di danneggiare l’immagine internazionale dell’Italia con "affermazioni sconcertanti" sulla politica estera. D’Alema ha citato in particolare le "reazioni del tutto sconnesse e strumentali" al suo auspicio che Israele dialoghi con Hamas e le affermazioni di Antonio Martino sulla necessità di ritirare le truppe italiane dal Libano e di riportarle in Iraq. "È ridicolo che Martino voglia tornare in guerra quando persino gli americani si vogliono ritirare", ha affermato il titolare della Farnesina.

Fini: "Sbagliato andarsene" "Andarsene dal Libano sarebbe sbagliato", commenta il presidente di Alleanza nazionale, Gianfranco Fini, avvertendo però che "porre il problema della quantità di militari impegnati in Libano è un’altra cosa". "Abbiamo obblighi internazionali che devono essere assolti, ma dobbiamo anche essere consapevoli che le nostre forze armate hanno uomini e risorse limitate - spiega -  individuare le aree strategiche in cui è apprezzabile una presenza nazionale nell’ambito delle missioni militari internazionali è certamente logico". Quanto invece ad un ritorno dei militari italiani in Iraq "non è chiesto nemmeno dai nostri alleati".

"C’è il problema delle regole di ingaggio delle nostre truppe nell’ambito della missione afghana - conclude - è tutt’altra questione rispetto all’ipotesi di impiegare nuovamente militari italiani in Iraq, anche perchè, ripeto, non mi risulta che sia richiesto da alcuno e non credo che sarebbe utile". 

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