Il mister punta sui giovani «Musso come Suarez»

Il mister punta sui giovani «Musso come Suarez»

Franco De Benedictis, 57 anni, sposato con due figli, funzionario statale, nonché istruttore di calcio all'istituto Champagnat, si candida in consiglio comunale e nel municipio Medio-levante per la Lista Biasotti.
Anche lei è un fedelissimo dell'ex governatore?
«Due anni fa partecipai alle elezioni regionali col suo movimento portando a casa 800 voti. Adesso ci riprovo forte di quell'esperienza».
Con quali idee?
«Mi considero un uomo di sport visto che da più di 35 anni faccio l'istruttore di calcio ai Maristi. In quanto tale mi avvilisce non poco la mancanza nella nostra città di spazi adeguati da destinare alle attività sportive non solo calcistiche dei giovani, e dei meno giovani».
Quindi, se diventa consigliere comunale...
«Vorrei che Genova avesse un palazzetto dello sport permanente con mini piste d'atletica, ciclabili e anche di pattinaggio. All'acquario ne esiste una, ma con la bella stagione viene chiusa. Immagino un impianto multifunzionale, aperto ai disabili, dove potersi allenare».
Ha già pensato dove?
«Alla fiera del mare abbiamo un padiglione che viene utilizzato solo per piccole manifestazioni. Quello che ospitava le prime edizioni del torneo Ravano. Lì, a mio avviso, potrebbe nascere il palazzetto dello sport permanente sul modello dei paesi del Nord Europa».
Che cosa non le piace della Genova lasciata in eredità da Giuseppe Pericu?
«Il degrado e l'abbandono in cui versano molte parti della città. Come è possibile che sotto i portici di via Venti settembre ci siano sempre decine di mendicanti? Non è un grande biglietto da visita. Penso ai commenti di chi arriva da fuori...».
Perché votare Enrico Musso?
«Perché, oltre ad essere molto stimato nel suo ambiente di lavoro, è una persona nuova in una città vecchia. La nuova stagione è la sua, non quella di Marta Vincenzi».


De Benedictis allenatore, Musso calciatore. Quale?
«Il candidato sindaco del centro destra mi ricorda Suarez, uno che prima di passare il pallone, alzava sempre la testa come fanno i grandi campioni. Anche Musso prima di parlare, riflette».

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