Mister Virgin adesso punta tutto sul gioco d’azzardo on line

Non potevano mancare i giochi d’azzardo on-line alla lunga catena di società, oltre 200 (dai cellulari alle linee aeree), che fanno capo all’estroso miliardario inglese Richard Branson, 59 anni. Ieri a Monza per il Gran Premio, è tra gli sponsor della scuderia che sta vincendo, a sorpresa, il mondiale di Formula uno, la BrawnGp, ha approfittato per lanciare in Italia il sito Virgin Poker, che fa capo a Virgin Games che in Inghilterra fattura circa 18 milioni di euro. «Il nostro sito è pensato per le famiglie - spiega al Giornale un biondissimo Branson - niente di impegnativo a livello di soldi. Ci sarà un gettone di entrata e poi si potranno vincere anche biglietti per concerti o miglia per volare sui nostri aerei». Insomma Branson stempera i toni sul gioco d’azzardo. Pare quasi che l’argomento, a differenza delle altre sue attività italiane, ossia la radio e le palestre che sono ormai 16 con circa 500 dipendenti e cresceranno ancora, a chi come lui vuole accreditarsi come un miliardario-imprenditore dallo stile informale e attento a temi importanti come il no profit e l’ecologia, un po’ lo imbarazza. I numeri però parlano chiaro: il mercato dei giochi online in Italia attende una crescita, nei prossimi due anni, del 45% con un giro d’affari, solo per il poker, di circa 2 miliardi di euro. Ed è per questo che il sito Virgin Poker italiano è il primo nato dopo quello inglese. «Abbiamo visto - spiega ancora Branson - che il mercato qui è particolarmente interessante». E infatti, secondo una ricerca, l’Italia guida a livello mondiale la classifica per il gioco, compreso lotto e lotterie, con una spesa pro capite di circa 600 euro.
Va bene che Branson è, come tutti i miliardari, molto fortunato, ma prima di lanciare un business le statistiche le guarda. E così ha scoperto che la politica di liberalizzazione portata avanti dal ministro del governo Prodi Pierluigi Bersani ha fatto esplodere il settore giochi (on-line e non) che nel 2008 hanno fatturato la rispettabile cifra di circa 50 miliardi di euro. Forse meno ponderata sarà stata la scelta di sponsorizzare la scuderia messa in piedi dall’ex direttore sportivo della Honda Ross Brawn. «Con Ross - ha aggiunto Branson - c’è stato un feeling immediato. E poi per una società come Virgin il miglior modo per crescere o intraprendere nuovi business è proprio durante i periodi di crisi. Noi abbiamo approfittato di quella della F1 e i risultati ci hanno dato ragione. L’anno prossimo il nostro impegno potrà essere ancora maggiore».
Accanto al successo c’è anche un sogno. «Vogliamo fornire benzina verde alla F1 - dice Branson - pensiamo che in un paio di anni questo sogno possa diventare realtà». Per questo signore perennemente abbronzato che sembra più una rock star di un imprenditore con una fortuna personale di 4 miliardi di euro, i sogni non sono finiti. «Il 6 dicembre - spiega - presenteremo negli Usa il nostro Shuttle che porterà i primi turisti ad orbitare intorno alla terra. Poi ci saranno almeno 12 mesi di test». E per convincere che il viaggio è sicuro Branson ha deciso di effettuare il primo con tutta la famiglia.

«Compreso mio padre che ha 94 anni e mia madre», spiega fiducioso. Del resto per chi è partito a 20 anni fondando una società che vendeva dischi per corrispondenza e ora è la duecensessantunesima persona più ricca del pianeta l’ottimismo è davvero d’obbligo.

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