Cronaca locale

Mito, il grande festival accende i motori e adesso gioca la carta dei giovani

Settembre in musica. Tante le sorprese della terza edizione dedicata al Paese del Sol Levante. Anche il sindaco Moratti e l’assessore Finazzer Flory tra gli interpreti. Ieri il concerto speciale alla Scala con l'Orchestra del Qatar diretta da Maazel

La battuta, all’affollata presentazione a Palazzo Marino della terza edizione MitoSettembreMusica (quest’anno 213 eventi in 107 sedi, dal 3 al 24 a Milano e nella «gemella» Torino) l’ha lanciata lui, l’americano direttore Lorin Maazel - seduto accanto al presidente dell’evento Francesco Micheli e al sindaco torinese Sergio Chiamparino - nel pomeriggio alla Scala con l’orchestra del Qatar: «Sì, voglio un festival mitologico», dice il maestro. Poi l’annuncio di una chicca alla milanese, e cioè che il sindaco Moratti esordirà nel ruolo di voce recitante in «Unanswered question» di Charles Ives, il 23 al teatro Dal Verme, nell’appuntamento dedicato ad Abraham Lincoln, presidente americano della Guerra civile a cui diversi compositori hanno rivolto le loro attenzioni. «La signora Moratti - scherza il direttore artistico Enzo Restagno - si deve fare coraggio. Quel ruolo fu anche di Eleanor Roosevelt, Margaret Thatcher e Katharine Hepburn...». Lei ride divertita, forse un po’ all’angolo: «All’inizio ho detto di no, poi hanno insistito... Sarete mi auguro dei giudici non troppo severi». Dulcis in fundo, nella sala Alessi, il messaggio che strappa l’applauso del direttore Jordi Savall, sulla scena con un progetto su Gerusalemme: «Senza la pace esteriore è difficile vivere, senza quella interiore è impossibile. La musica ci aiuta...». Dal teatro al barocco, dalle produzioni odierne alle note di etnie lontane, passando per jazz, pop e rock. Col genere «techno» in primo piano. Con i giovani e per i giovani. Anche questa volta nel capoluogo lombardo ce ne sarà per tutti i gusti: il Paese quest’anno nel focus è il Giappone. «Il 25 settembre ci sarà un prolungamento a Genova - spiega Micheli - con una proposta al Carlo Felice dedicata alla tradizione nipponica del gagoku». Cinque esibizioni al giorno, in metrò, nelle chiese, nelle periferie, persino in Duomo, palcoscenici aperti in piazza Mercanti, spazi inusuali come l’hangar di Linate (incontri, mostre e tavole rotonde: in Triennale verrà aperto il MitoCafé). E il coinvolgimento degli Atenei. «Al Politecnico - spiega il sindaco - musicisti suoneranno in "rete" collegati online con altri musicisti». Chi è amante dello spuntino all’ora di pranzo potrà contare su appuntamenti stile «Break in jazz»; 150 i fuoriprogramma. Particolare attenzione alla contemporanea. «In scena opere di Hosokawa, Manzoni, Dufourt, Mantovani, Daugherty, Filippo Del Corno e di tanti altri compositori - aggiunge il direttore artistico -. Il mio sogno? In un mondo in cui siamo immersi in suoni imposti, mi piacerebbe creare una sorta di effervescenza». Complici gli anniversari di Haydn, Mendelssohn-Bartholdy e del futurismo». Per finire l’«inizio»: tutto partirà venerdì 4 con un concerto gospel dei «SamPa Singers» di San Patrignano in Galleria e con la Filarmonica di San Pietroburgo, diretta da Temirkanov. «Un festival nel festival - dice Restagno - con l’obiettivo di riportare al centro Prokofiev, una delle grandi figure del Novecento sulla quale negli anni scorsi è calato un improvvido velo». In prima linea l’assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory, anche lui in scena il 22 con «L’orecchio di Beethoven» (testo e voce narrante), già pensa al prolungamento dell’evento con una settimana su Mahler. L’assessore chiude e mette l’accento sulla «questione giovani»: «Fondamentali per loro gli spazi per la musica, una materia che nelle scuole "a volte" latita. Lavorare per gli adulti del futuro, significa avere nuovo e qualificato pubblico domani». Ma a che prezzo: c’è chi dice che il festival assorbe troppi capitali (5,5 milioni di euro a Milano) a discapito di altri. «Errori di interpretazione e prospettiva - la replica -. Mito è un’importante tappa per lavorare sull’idea di "nuova città". Secondo, l’amore della musica.

Fa da rompighiaccio verso questi orizzonti».

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