Stile

Mixer, shaker e classe Onore al merito ai baristi-alchimisti

Premiati a Firenze i 13 bartender italiani dell'anno. Fra giovani promesse e miti

Alberto Milan

da Firenze

Che i migliori bartender italiani siano seduti ad una tavola rotonda fra ceramiche officinali del Seicento ed affreschi rinascimentali, non è un caso. Abituati a vederli sbicchierare dietro banconi minimal, abbiamo dimenticato che i bartender di oggi sono gli eredi degli alchimisti di ieri. Che dalla pietra filosofale sono passati alla ricerca del drink perfetto.

Se si torna all'essenza dell'aroma, come spiegato dal «Viaggio nei profumi» a cura del maestro farmacista Francesco Morgenni, allora non stupisce più che il gotha italiano del beverage si sia ritrovato sotto le volte dell'Officina Profumo-Farmaceutica Santa Maria Novella, a Firenze. Qui, dove fin dal 1221 i monaci domenicani hanno coltivato erbe officinali e dove da quattrocento anni opera un'azienda divenuta simbolo globale di qualità italiana (600 dipendenti e punti vendita anche in Giappone e Australia), la scorsa settimana sono stati conferiti gli Order of Merit. Ovvero i «David di Donatello» dedicati ai bartender italiani campioni di professionalità e classe.

La manifestazione - giunta alla terza edizione - è diretta dal «gustosofo» Michele Di Carlo e ideata da Danilo Bellucci, ormai un'istituzione. Fotografo, pittore e «artigiano di lungo corso» nella comunicazione, già patron di «Lady Drink», prima competizione italiana per barladies, «Challenge on Ice» e «110eLode», premio dedicato ai baristi degli hotel a 5 stelle, Danilo è un cultore del buon vivere e del buon gusto. L'«Order of Merit» nasce così, come celebrazione della nobile arte di servire il cliente, incoraggiamento per i più giovani e consacrazione per i mostri sacri. «La classe e l'eleganza dei nostri bartender è inimitabile - spiega Bellucci -: questo vuol essere un riconoscimento alle loro carriere, siano esse agli albori o all'apice; un ringraziamento per la felicità che hanno saputo trasmettere».

Tredici gli insigniti di quest'anno, segnalati da altrettanti «sponsor», o per meglio dire «alfieri del bere bene con chi ci vuole bene». Alla manifestazione collabora infatti l'eccellenza liquoristica italiana: Campari, F.lli Branca, grappe Poli, Montenegro, Bonaventura Maschio, Luxardo, Compagnia dei Caraibi, Consorzio Asti DOCG, Caffo Amaro del Capo, DiWine, Giardini d'Amore, Enoglam e Grey Goose (Martini&Rossi). A portarsi a casa l'«Order of Merit» sono stati: Alan Arrigo (Cantinetta Antinori, Montecarlo), Walter Bolzonella (Hotel Cipriani, Venezia), Carlo Carlino (Hotel Villa San Michele, Fiesole), Giorgia Crea (global ambassador Bonollo, Miami), Luca Di Francia (The Westin Excelsior, Roma), Carmine Ferraro (Bar Da Caio, The George Hotel Design, Amburgo), Carlo Pascu (Park Hyatt, Maiorca), Michele Venturini (Cahoots, Londra), Leonardo Zanini (Bar Vendôme, Hotel Ritz, Parigi) e tre miti come Giorgio Fadda (vicepresidente dell'International Bartenders Association), Vincenzo Zagaria (icona del Baretto al Baglioni di Milano) e Luca Picchi (il più enciclopedico storico del Negroni cocktail nonché anima del Bar Gilli 1733 di Firenze).

Così, mentre a cena al «Flora e Fauno» giovani promesse e maestri riconosciuti del bancone discutevano coi produttori di spiriti che hanno fatto la storia, una cosa saltava all'occhio: l'assenza dell'ultimo anello della catena, il cliente del bar.

Che quando vincono charme, professionalità e qualità, vien da sé, c'è da giurarci.

Commenti