Laura Rossi
Nel panorama italiano del mobile, di fascia alta, che oggi viene premiato anche dall'esportazione, c'è un nome che decisamente è al di fuori del coro, con una produzione ben precisa, individuabile, rassicurante ma non obsoleta, curata nei dettagli, difficilmente legata alla moda ma con la peculiarità di vivere a lungo. Non basta direte voi? Non basta perché questa produzione, sfogliando cataloghi, tessuti, colori, legni e pelli, si potrebbe mettere insieme decine e decine di appartamenti, di ville, di residence e di alberghi, senza che nessuna di queste opere si assomigli. E il bello sta anche nel fatto che riviste specializzate nell'arredamento, solo in rarissime occasioni mostrano la comunicazione pubblicitaria di questa azienda che preferisce pubblicazioni di grande prestigio legate all'economia, al life style e alla grande moda. I suoi prodotti hanno una diffusione e un successo non indifferente e in occasione di fiere e mostre, nel suo stand una visita da parte degli stessi concorrenti è d'obbligo. Parliamo di Giorgetti, l'unico fabbricante di pezzi per l'arredo che è in vetrina in una delle cinque più eleganti vie del mondo, Montenapoleone a Milano. Una "eloquenza autonoma", come ha scritto il grande critico e studioso Gillo Dorfles, facendo riferimento ad oggetti la cui qualità essenziale è invisibile agli occhi, perché risiede nella storia, nei materiali, nella quantità di artigianalità che contraddistinguono ogni singolo oggetto. La democratizzazione del lusso ha portato alla condizione che l'oggetto griffato, alla portata di tutti, dall'automobile all'abito, non è più uno status symbol.
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