Mobilità, 5 anni di promesse. Dimenticate

Marcello Viaggio

Dalla dimenticata linea tranviaria «7» fino ai tram su gomma a guida magnetica per prolungare la metro B. Quest’ultimo intervento, la linea Laurentina-Tor Pagnotta, richiede «quattro mesi per la progettazione definitiva, ed altri due per espletare la gara - scriveva il Messaggero il 30 dicembre 2004 -. Quindi saranno aperti i cantieri, che lavoreranno per 18-24 mesi». Del progetto per ora si sa poco. Si attendono i fondi, al solito, da Roma Capitale. Dei cantieri, che dovevano essere già aperti sei mesi fa, nessuna traccia.
È l’ultimo esempio. Sei anni di promesse a vuoto, dal 2000 al 2005. Un lungo elenco di opere rimaste sulla carta, mai realizzate dal Campidoglio.
Eppure il problema numero uno di Roma per tutti (politici, imprenditori, cittadini) è il traffico. Sei anni di vita buttati al volante o sul bus, calcola il senatore della Dc, Mauro Cutrufo. Tre ore in media, ogni giorno, per chi vive oltre il Raccordo, in fila sulle consolari. E il trasporto pubblico? Le promesse di Veltroni? Le assicurazioni di Calamante? Rivediamo, uno per uno, i progetti, le date e le previsioni. Magari neppure il primo cittadino ricorda tutte le volte che ha venduto la pelle dell’orso senza sparare un colpo.
Il 14 maggio 2001 iniziano i cinque anni dell’era Veltroni. Rutelli lascia in dote tre progetti: la linea del tram 7; l’Archeotram; la linea tramviaria del Caravaggio. La prima, da piazza Mancini a piazza Risorgimento, è previsto che parta subito, entro l’estate. L’Archeotram deve andare da piazza Galeno (viale Regina Margherita) alla Piramide, essere servito da vetture ad aria condizionata. L’ultima è una tangenziale per unire la Garbatella all’Eur, detta chissà perché «linea del Caravaggio». Tutto finisce in una bolla di sapone. I progetti sono abbandonati.
Il 22 giugno 2001 sul sito internet del Comune di Roma viene invece pubblicato il bando per il prolungamento del tram 8 da largo Argentina a via del Plebiscito (all’altezza di piazza Venezia). Il bando scade il 2 luglio 2001. Ne parla Leggo, il quotidiano diffuso gratuitamente sulle metropolitane. Ma, di nuovo, della gara e della realizzazione del prolungamento si perdono le tracce.
Ad agosto dello stesso anno in Comune si comincia a parlare di spostare le linee tranviarie 3 e 19 da via Mercadante e via Aldrovandi, facendole passare attraverso il Giardino Zoologico. Il tratto dentro lo Zoo, si apprende dai bene informati, sarebbe a binario unico, con un sistema di blocco affidato a «moderni e sofisticati sistemi computerizzati». Non si capisce perché attraverso il Giardino Zoologico non si possa installare un doppio binario. Fonti interne ricordano che alla stazione di Trastevere, per l’adozione di un simile provvedimento, si è avuto uno scontro frontale. Per fortuna, il progetto finisce nel nulla.
Un anno dopo è invece Il Giornale (2 agosto 2002) con un articolo dal titolo «Vetture da 40 metri ferme in un deposito», a denunciare che solo metà dei 60 tram costruiti da Fiat Ferroviaria (Allstom) per l’azienda di trasporto capitolina sono effettivamente utilizzati. «Quattordici vetture sono ferme a Colleferro, Trambus non sa dove ospitarle - denuncia il presidente romano di An, Vincenzo Piso -. Altre quattordici sono bloccate da guasti ai giunti o ai carrelli per rotaie inadeguate». L’allora presidente Atac, Mauro Calamante, contesta le cifre e giura: «Le due vetture da 40 metri sono prototipi assemblati a titolo sperimentale, che da ottobre 2002 saranno omologati. Le vetture ferme nei depositi sono in attesa di interventi migliorativi».
Una smentita secca. Fonti interne bene informate assicurano, però, che l’omologazione non sarebbe mai avvenuta: «I due tram più lunghi non si sono mai mossi, forniscono pezzi di ricambio ad altri». Vero o meno che sia, sta di fatto che il 14 dicembre 2005, tre settimane fa, arriva la contro-smentita sul resto.

L’agenzia Omniroma scrive: «Alcune decine di tram in dotazione ad Atac sono state fermate da due settimane per un problema meccanico al giunto di snodo... Le vetture sono state fermate su richiesta dei sindacati per motivi di sicurezza». E gli interventi promessi tre anni prima? La scadenza di ottobre 2002? Anche qui, tutto nel dimenticatoio.

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