Modello Madrid: spari e filo spinato

Nell’enclave sulla costa marocchina furono uccisi 7 nordafricani. E nel 2007 la Guardia Civil provocò l’annegamento di un senegalese

da Madrid
Chi è senza peccato scagli la prima pietra. La vicepresidenta del governo spagnolo, María Fernández de la Vega dichiarava ieri che «l’immigrazione è un fenomeno necessario, ed è bene che sia sempre legale e ordinato». Quello che il numero due dell’esecutivo Zapatero si dimenticava di dire è che, vista la natura spesso tragica del fenomeno, neppure la Spagna - che ieri si ergeva a giudice - si è salvata in passato da accuse di razzismo e brutalità nel trattare gli immigrati in arrivo sul suo territorio. Criticata anche dalla Ue è stata pure la politica di immigrazione che ha portato avanti Zapatero nella scorsa legislatura, durante la quale ha dovuto spesso dare brusche sterzate per raddrizzare le sue controverse misure.
La «legalizzazione» di circa un milione di immigrati nel 2005 valse al governo appena insediato di Zapatero le prime critiche. Oltre a Francia, Italia e Germania, la stessa Ue tirò le orecchie al governo socialista. L’Europa assicurava che neppure le «legalizzazioni di massa» come quella spagnola risolvono il problema dell’immigrazione, ma possono anzi generare seri conflitti nei Paesi di ricezione. Il Partito Popolare fu il primo a prevedere anche un «effetto chiamata» sui connazionali delle persone messe in regola da Zapatero.
Pochi mesi dopo, era il settembre 2005, migliaia di africani provarono a scavalcare le recinzioni delle due enclavi spagnole in Africa - Ceuta e Melilla -, fatto che sembrava confermare la tesi del Pp. Anche il tollerante Zapatero dovette prendere misure drastiche. A Melilla infatti la valanga di disperati arrivò a 1.000 persone, 200 delle quali riuscirono ad entrare in città. A Ceuta ne entrarono quasi altrettante ma sui fili spinati morirono in cinque. Tre per spari di arma da fuoco - presumibilmente della polizia marocchina - e altri due impiccati ai fili spinati o schiacciati dagli altri clandestini. Gli assalti terminarono solo quando il governo socialista alzò i reticolati fino a sei metri d’altezza, mise dei dissuasori antipersona e mandò 480 militari a sorvegliare le recinzioni.
I clandestini africani però iniziarono ad arrivare via mare. 1.111 cayucos - le grandi barche da pesca africane - arrivarono in Spagna nel 2006 e 704 nel 2007. In quei due anni Zapatero dovette affrontare una vera crisi umanitaria. Molti erano infatti i clandestini che non superavano i lunghi viaggi in nave per l’Atlantico. Anche i centri di accoglienza dove venivano portati una volta a terra ricevettero varie critiche dalle associazioni umanitarie come Amnesty International, che ne denunciavano il sovraffollamento e il trattamento non umano destinato agli illegali.
Di fronte alla valanga di arrivi in situazioni disperate, Zapatero iniziò una politica di rimpatrio pattuita con Paesi come Mali, Mauritania e Senegal da dove proveniva la maggior parte dei clandestini. Ma anche questa operazione non si è rivelata priva di tragedie. Nel febbraio 2007 il Marine I, una nave carica di 400 emigrati africani e asiatici, rimase in panne di fronte alla costa mauritana. Il Paese africano negò lo sbarco fino a che la Spagna si offrì di rimpatriare tutti i clandestini. Dopo le prime identificazioni e rimpatrii però, il governo spagnolo mantenne 30 cittadini pachistani in un capannone del porto di Nouadhibou per mesi. Solo a luglio si decise ad accoglierli.
Proprio nel giugno 2007 morì asfissiato un cittadino senegalese durante un rimpatrio. Si accusò la polizia spagnola che lo stava scortando. Secondo le ricostruzioni, i poliziotti imbavagliarono Osamuya Aikpitanhi, di 23 anni, con nastro adesivo affinché non urlasse, provocandone la morte per asfissia. In tutta risposta l’esecutivo di Zapatero propose un protocollo che consentiva alla polizia di porre camicie di forza e caschi agli illegali che si negavano al rimpatrio. La misura fu subito denunciata dalle associazioni umanitarie perché contravveniva le raccomandazioni del commissario europeo per i diritti umani. Sempre nel settembre 2007 la Guardia Civíl causò la morte di un altro clandestino di 29 anni che provava a entrare via mare a Ceuta dal Marocco. I poliziotti sono accusati di aver forato il salvagente che teneva a galla il cittadino senegalese nonostante questi urlasse che non sapeva nuotare.
Come se non fosse abbastanza, Zapatero ha ora deciso di cambiare nuovamente politica migratoria. Per «sbarazzarsi» degli immigrati che lavoravano nell’edilizia e che ora - in piena crisi del settore - sono stati licenziati, ha annunciato un pacchetto di misure per convincerli a ritornare nei loro Paesi.

Gli immigrati potrebbero riscuotere tutti gli assegni di disoccupazione in un colpo solo se li usassero per tornare a casa. Con buona pace di quello che dice De la Vega, per cui «l'immigrazione è un fenomeno utile». Quando fa comodo.

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