Moggi porta in aula le sue prove su Calciopoli

Anni di intercettazioni, un processo sportivo finito con una retrocessione eccellente, quella della Juventus, e un’inchiesta penale che vede alla sbarra alcuni personaggi celebri del calcio italiano. Lo scandalo di Calciopoli, nato nel 2004 sulla base di alcune intercettazioni fatte dalla procura di Torino che però archiviò il fascicolo, ritorna a Napoli nella sua fase più calda.
L’appuntamento è oggi alle 9.30 nell’aula 216 del nuovo palazzo di giustizia. Il processo riprende dopo due settimane di tam tam mediatico segnate dalle anticipazioni su telefonate ignorate dalla procura e rinvenute (e fatte trascrivere) dalla difesa di Luciano Moggi: colloqui tra l’ex designatore Paolo Bergamo e i dirigenti dell’Inter e di altre squadre non coinvolte nell’inchiesta. Obiettivo: smontare l’accusa di associazione per delinquere con la tesi che quella addebitata a Moggi fosse una pratica comune alla maggior parte dei club. Le «nuove prove» saranno in grado di far riaprire il processo sportivo e far rivedere l’assegnazione all’Inter dello scudetto 2006 (lo «scudetto di cartone» secondo la vulgata bianconera)? «Non si pensi che la giustizia sportiva e la federazione debbano dare risposte in ore o minuti - dice il presidente federale Giancarlo Abete -. Il procedimento è lungo e complesso. La Fgci valuterà con attenzione e senza fretta».

Chi non ha dubbi, almeno su un punto, è Franco Carraro, ex presidente Federcalcio: «Assegnato a tavolino lo scudetto all’Inter è stato un grave errore di politica sportiva commesso dal Commissario Guido Rossi». Si duole invece l’ad del Milan, Adriano Galliani: «Calciopoli ha danneggiato il ranking Uefa dell’Italia».

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