da Quindici (Avellino)
Ci mancava pure che i denari dell'«indennità anticamorra», che vengono erogati dal ministero dell'Interno a favore delle vittime dei clan, finissero nelle tasche delle mogli dei boss. Non è un paradosso, le cose stanno proprio cosi. Adriana Graziano, 34 anni, incensurata, perse il padre, Antonio, anch'egli con la fedina penale pulita, nel corso di un agguato avvenuto a giugno di 2 anni fa. Ma, la donna, è anche la moglie di Adriano Graziano (si tratta di un caso di omonimia tra la donna e il marito), presunto boss di Quindici (Avellino), il cui clan è in guerra da almeno 30 anni, con la cosca dei Cava.
Antonio Graziano, 58 anni, infatti, fu massacrato con il nipote Franco, proprio nell'ambito della faida tra i due clan, una vendetta trasversale, nei confronti del marito (e dei suoi familiari) di Adriana Graziano.
Qualche tempo dopo l'eccidio, la moglie e i figli di Antonio Graziano, presentarono richiesta al Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del ministero dell'Interno, chiedendo di poter ottenere i contributi previsti dalla legge 222 del novembre del 2007. Una legge sacrosanta che assegna benefici economici a favore dei parenti delle vittime del terrorismo e a quelle delle forze dell'ordine morte nell'adempimento del loro dovere. Questi diritti sono poi stati estesi anche ai parenti delle vittime di mafia e camorra. Come nel caso di Adriana Graziano, della sorella Carmela, del fratello Francesco e della madre Maria. Totale, 200mila euro e spiccioli, più un assegno vitalizio mensile di 1.033 euro.
Adriana Graziano da quindici anni è la moglie del potente Adriano Graziano e gli ha dato tre figli. Il capoclan fu arrestato all'uscita dell'Outlet di Valmontone, dove si era recato con la moglie per fare lo shopping, lo scorso 27 luglio per inosservanza della sorveglianza speciale. Lo ammanettarono i carabinieri del Comando provinciale di Avellino, guidato dal colonnello Gianmarco Sottili, che gli stavano dando la caccia da due mesi.
Adriano Graziano in passato era stato anche accusato (e poi prosciolto) di un coinvolgimento nella cosiddetta strage delle donne (3 vittime, tutte di sesso femminile), la sera del 26 maggio 2001 a Vallo di Lauro, commessa dalle signore della cosca dei Graziano. Una strage, ennesima tragica puntata, della più lunga faida tra tutti i clan della Campania.
Una legge lacunosa, perché solo di ciò si tratta, adesso consente alla moglie di un boss (pur se al tempo stesso vittima) di incassare un vitalizio mensile.
Protesta l'associazione delle «Famiglie delle vittime di via dei Georgofili». «Se sono stati riconosciuti vitalizi e speciali elargizioni da 200mila euro a parenti di camorristi, riteniamo tutto ciò oltremodo oltraggioso nei confronti delle vittime della criminalità organizzata».
I Graziano sono stati una potenza anche politicamente. Con delle liste fai da te, in passato hanno imposto sindaci «amici» per molti anni. Uno di essi, Fiore Graziano, detto «Sciore 'e bomba» (fiore di bomba) fu ucciso a colpi di pistola nel '72, mentre si trovava nello stadio di Quindici, sotto gli occhi di migliaia di tifosi.
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