«Capisco la loro preoccupazione, ma con la protesta non trovano le risposte che chiedono». Dallaltra parte della città si ingrossa il corteo per dire «no» a nuovi campi rom sotto casa. Il principale interlocutore dei dissidenti, lassessore alle Politiche sociali Mariolina Moioli, preferisce però rispondere nel ben più tranquillo contesto di un seminario della Comunità di SantEgidio intitolato - guarda un po - «I rom nella città di tutti». E invece, quasi a sorpresa conoscendo la donna che tiene le fila della strategia dellintegrazione a Palazzo Marino, ecco lattacco a politici e cittadini scesi in strada al Parco Lambro. «Io faccio lassessore, governo i problemi affrontandoli. A me certe prese di posizione non sono piaciute». Riferimento alle divisioni in seno alla maggioranza, che la Moioli riduce a «punti di vista diversi». «Daltronde io ho la mia coscienza e assumo le mie responsabilità. Soprattutto ho la fiducia del sindaco, per questo il progetto per linserimento dei rom andrà avanti». Secondo la responsabile dei Servizi sociali la situazione attuale «non ammette altre soluzioni». «Piuttosto, perché chi cera prima di noi non è intervenuto sugli irregolari mandandoli via quando si poteva? Leredità è di 5mila persone, il Governo non fa nulla. Adesso molti di loro sono cittadini europei: hanno diritto di stare qui e perciò li aiuteremo. In cambio avremo il rispetto delle regole». Postilla: «Dopotutto non è possibile vedere gente che mendica a ogni semaforo».
Laltro «bersaglio» dei manifestanti, don Virginio Colmegna, prima di correre a parare i danni al Ceas ha il tempo di denunciare «gli insulti piovuti addosso in questi giorni. Reazioni da prendere con pazienza e comprensione. Vorremmo dialogare, ma di fronte troviamo solo pregiudizi. A Milano - sottolinea con ironia - sembra che lunico problema sia mettere in calendario gli sgomberi».