Nei pazienti affetti da melanoma l'analisi molecolare dei linfonodi sentinella (quelli più vicini all'area del tumore e più a rischio di metastasi) può identificare i casi a maggior rischio di recidiva nei 5 anni successivi all'intervento chirurgico di rimozione dello stesso. Queste informazioni non vengono dal tumore ma dalle nostre difese immunitarie. É questa la novità di uno studio pilota condotto dal gruppo di ricerca guidato da Monica Rodolfo, biologa dell'unità di Immunoterapia dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, pubblicato sulla rivista Cancer Research.
Lo studio, basato sull'analisi dei profili di espressione genica in biopsie di linfonodo sentinella di pazienti con melanoma, il tumore della pelle più pericoloso, dimostra come l'aggressività della malattia, che determina se il paziente sarà guarito dopo la chirurgia o avrà una successiva recidiva, non dipende dalle caratteristiche del tumore bensì da quelle della risposta immunitaria. Un risultato che testimonia che le nostre difese sono in grado di condizionare il decorso della malattia anche nel caso dei tumori. Tra i marcatori identificati nello studio vi è una la molecola, che risulta più espressa nelle cellule immunitarie linfonodali e in quelle circolanti dei pazienti con malattia aggressiva. Queste cellule mostrano una funzione alterata e sono segno di immunosoppressione o di esaurimento dell'immunità antitumore.
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