Cronaca locale

Molestie in classe, il giudice: «Indagare sulla preside, ha inquinato le prove»

Il gup trasemtte gli atti alla Procura, e nelle motivazioni della sentenza con cui ha condannato a 2 anni e 4 mesi un professore del liceo Beccaria scrive: «Omessa denuncia da parte dei dirigenti scolastici»

Prima la preside del Beccaria, poi il dirigente dell'Ufficio scolastico provinciale «vennero a conoscenza di fatti potenzialmente integranti un grave delitto, ma non ne dettero tempestiva comunicazione all'autorità giudiziaria». Per questo «deve essere ordinata la trasmissione degli atti al pubblico ministero in sede, perché valuti l'ipotesi di reato di cui all'articolo 361 o 362 del codice penale in capo ai dirigenti scolastici, in ordine all'omessa denuncia all'autorità giudiziaria delle notizie di reato da loro apprese nell'esercizio delle rispettive funzioni». Lo scrive il giudice per l'udienza preliminare Simone Luerti nelle motivazioni della sentenza di condanna a 2 anni e 4 mesi di reclusione per Guido Turtur, il professore del liceo Beccaria accusato di molestie sessuali, in relazione a uno degli episodi contestati. Secondo il magistrato i due dirigenti vanno indagati perché «tali comportamenti, prima ancora che violare il protocollo di intesa siglato dalle autorità scolastiche con la Prefettura e la Procura della Repubblica proprio in materia di reati sessuali in ambito scolastico, sembrano violare il reato di pericolo di cui all'articolo 361 cp», ovvero l'omessa denuncia. «È appena il caso di ricordare e ribadire - prosegue - che proprio il lungo e ingiustificato ritardo nella comunicazione agli inquirenti di un'oggettiva notizia di reato ha consentito la raccolta stratificata e incontrollata di dichiarazioni che oggi hanno oggettivamente impedito una valutazione serena in termini di certezza». Nel documento Luerti ricostruisce la vicenda che ha portato al procedimento con rito abbreviato per violenza sessuale a carico di Turtur, un insegnante napoletano di 59 anni, e per concorso in truffa della preside del liceo Maria Concetta Guerrera, per la quale però è stato disposto il non luogo a procedere in sede di udienza preliminare. Luerti descrive il professore, secondo quanto emerge dagli atti, come «una figura di uomo brillante, coinvolgente, addirittura "teatrale" come è stato detto nelle sommarie informazioni, che si compiace a rivolgere battute estemporanee, anche se spesso equivoche e fuori dagli schemi (...). Un uomo che ama relazionarsi con gestualità molto "fisiche", come lui stesso ammette davanti al giudice, consistenti in abbracci, mani sui fianchi, buffetti sulla guancia». Tuttavia se «Turtur, come egli stesso riconosce, è un uomo narcisista, che ama sentirsi giovane e stimato dai ragazzi», se pure è vero che ha instaurato con le sue studentesse «in alcuni casi anche una relazione sentimentale com'è stato per (...), (...) e la moglie (...), tutte sue ex allieve», è chiaro che il giudizio penale ha tracciato una «netta linea di demarcazione tra comportamento opinabile, ma pur sempre lecito, e comportamento sic et simpliciter illecito». E su questa linea il gup ha ritenuto provata solo l'accusa di una allieva 16enne molestata tra il dicembre 2006 e il gennaio 2007 che ha trovato però il coraggio di denunciarlo solo quando una seconda studentessa ha fatto esplodere il caso un anno fa, riferendo prima alla preside, di aver subito degli abusi il 9 marzo 2009. Invece le dichiarazioni di questa ragazza, 17enne all'epoca dei fatti contestati, secondo Luerti non sono abbastanza precise da portare a una sentenza di condanna. Per il gup «non appaiono tanto contraddittorie, quanto ingiustificatamente variabili e lasciano margini di dubbio e zone d'ombra che risultano oggi incolmabili». Questo forse proprio a causa dei ritardi nella denuncia all'autorità giudiziaria perché «per lunghi giorni il fatto è stato oggetto solo di confidenze personali e successivamente ha trovato uno sfogo pubblico, potremmo dire assembleare, fino a giungere a conoscenza dei dirigenti scolastici e dei genitori. Solo in data 7 aprile 2009, ben un mese dopo il fatto, compare la prima dichiarazione scritta, mentre solo due mesi dopo si consacra l'ultima versione innanzi al pubblico ministero. In questi tormentati due mesi la versione è mutata nei termini che sono stati esposti».

E nessuno tra docenti, preside, dirigenti dell'ufficio scolastico provinciale ha dato l'allarme alla procura, che ha scoperto tutto solo da un articolo di giornale.

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