Moliere Il «marotto» sta proprio bene

Tradurre in genovese Molière e mettere in scena la sua commedia più famosa, Il malato immaginario, può sembrare progetto ambizioso e azzardato e, magari, scandalizzare gli amanti del teatro più tradizionalisti. Ma questo pensiero non ha scoraggiato Mario Bagnara che, anzi, si è sentito stimolato dall'idea non solo di tradurre ma anche di rappresentare il suo Ö marottö immaginaio che ha visto il suo debutto nel 1997 al Teatro Carignano con clamoroso successo di critica e pubblico. Ma dopo tante rappresentazioni dello spettacolo in maniera tradizionale, Bagnara, che dallo scorso anno ha sposato l'idea del Teatro in voce, con la collaborazione della Compagnia de I Carroge ha deciso di proporre la messa in scena in questa nuova maniera di fare teatro. Lo ha fatto con una prima nazionale al Teatro Garage venerdì 17 aprile e il suo esperimento si è dimostrato senza dubbio vincente. Il teatro in voce non è da intendersi in alcun modo riduttivo, se non relativamente ai costi che vanno a risparmiare su scene e costumi, ma è in grado di esaltare testo e interpretazione in maniera affascinante perché stimola la fantasia dello spettatore. Questo non significa che non si sia vista e apprezzata la sobria, pulita essenziale ed efficace regia di Enrico Aretusi che con poche sedie, qualche cubo e accurati e piccoli movimenti degli attori è riuscito a rendere perfettamente l'atmosfera della commedia.

Altra chicca è indubbiamente stata la presenza dell'attore Mauro Pirovano che ha fatto sfoggio di una perfetta interpretazione di Argante, uomo burbero e avaro, costantemente assillato dalle sue molteplici malattie. Brava tutta la Compagnia che ha saputo elevare il libero adattamento dalla versione francese in genovese a lingua teatrale.

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