
Ieri l'Università Statale di Milano ha assegnato la laurea honoris causa in Musica, Culture, Media, Performance a Ornella Vanoni. Aula magna esaurita e molti vip in platea: Fabio Fazio, Luciana Littizzetto, Samuele Bersani, Pacifico, Liliana Segre, Marco Travaglio. Numerosi anche gli studenti. Chi non è riuscito a entrare ha aspettato la Vanoni all'esterno. Commossa, ma non troppo, la protagonista, splendida nel raccontarsi senza filtri, con ironia. La sua Lectio Magistralis, centrata sul bisogno di superare la paura del palco, sulla volontà e sulla curiosità, ha fatto anche ridere parecchio. Ne offriamo qui un piccolo assaggio. La Rettrice della Statale Marina Brambilla ha messo in luce il valore artistico, ma anche civile, della carriera della Vanoni. Il rispetto della parola è un valore fondamentale. La cerimonia, moderata dal regista e attore Massimiliano Finazzer Flory, è proseguita con l'introduzione del Direttore del Dipartimento di Beni Culturali e Ambientali Giorgio Zanchetti, e la notevole laudatio di Emilio Sala, Presidente del Collegio Didattico di Musica, Culture, Media, Performance e docente di Musicologia e Storia della musica. Oggi Ornella Vanoni si esibisce con Pacifico al Volvo Studio di Milano, alle ore 21, per una serata di parole e musica nell'ambito della Milanesiana, rassegna ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi.
Sono contenta che sia una rettrice donna a consegnarmi la laurea honoris causa. E di essere la prima a riceverla da questa rettrice.
Cosa devo dire? Io non ho mai studiato, sono ignorante. Sono sicura che i miei genitori impazzirebbero dalla gioia se oggi fossero qui. Ornella laureata... Ma è giusto che io abbia una laurea? Vedete, ci sono artisti che hanno un ego pazzesco e sono sempre sicuri. Io sono anni che aspetto queste certezze e non arrivano mai. Sono stata felice, mi sono sentita molto realizzata. Ho fatto incontri straordinari. Ma la paura resta.
L'inizio è stato drammatico. Io sono uscita dal teatro Piccolo. Ci sono arrivata dopo due anni di scuola, a Parigi, a Londra. Ero di una ignoranza terrificante e feci l'esame di ingresso al Piccolo senza passione. Devo essere onesta: non me ne fregava niente, non sapevo cosa fare. Superai la prova grazie alla grande Sarah Ferrati, che, ascoltandomi, disse «Alt. Qui c'è qualcosa». Poi sono diventata la compagna di Giorgio Strehler. Fu uno scandalo terribile qui a Milano. Io ero giovane e lui sposato. Non poteva farmi recitare per evitare accuse, forse fischi. Però poteva farmi cantare. Sono nate così le Canzoni della malavita. Ero abituata a cantarle sul palco senza microfono. Quando le incisi, Nanni Ricordi, mi reclutò un quartetto jazz. Non sapevo usare il microfono, la mia voce sparava in continuazione. I jazzisti erano disperati.
L'ignoranza. Io leggevo fino alle cinque del mattino. Ho letto persino Trotzky in tedesco! Non so come e perché l'ho fatto. Ma l'ho fatto. Mi sono fatta una cultura attraverso il teatro. Assistevo a tutte le prove di Strehler. Era come andare a lezione. Assimilavo tutto. Le sue parole e le reazioni degli attori. È stato più istruttivo che andare a scuola.
Io morivo di paura, di insicurezza. Ero terrorizzata. Avevo un dono, però: la volontà. Alla fine interpretai L'idiota di Achard. Fu un successo, io vinsi il premio San Genesio. Il teatro era lì che mi aspettava, ma io volevo cantare a tutti i costi. E così è andata. Poi ogni tanto mi veniva voglia di recitare, ho recitato ad esempio con Albertazzi, ma la mia passione era la musica.
Non trovavo mai qualcuno che fosse curioso, che mi aiutasse a capire cosa potevo fare. Poi ho incontrato Sergio Bardotti. Era un uomo coltissimo e molto curioso. E allora abbiamo cominciato a scrivere insieme. Molti testi delle mie canzoni sono scritte a quattro mani. Feci due dischi con i New Trolls come band. Molto pop. Molto divertente. Ma la vera scoperta fu il Brasile. Bardotti era il traduttore di Vinicius de Moraes. Siamo andati a San Paolo, in Brasile, dove abitava Toquinho. Non si respirava. C'era uno smog incredibile. Proponemmo ai brasiliani di venire in Italia. Accettarono e nacque così La voglia, la pazzia, l'incoscienza, l'allegria, un disco che adoro, tuttora. Fu un successo, e continua a esserlo. In seguito sono andata anche in America ma ho fatto un disco che non è riuscito molto bene. Per forza! Ogni giorno incontravo una leggenda! Herbie Hancock, George Benson, Bill Evans, Ron Carter. Mi è venuto il fuoco di Sant'Antonio dalla tensione.
(...)
Cosa vi posso dire: la volontà e la curiosità sono state per me decisive. Ho accettato anche i difetti: io ne ho uno che ormai non posso più correggere. Quando canto, mi soffermo su una parola, la faccio durare troppo.
Così entro leggermente in ritardo nelle battute successive. Mi soffermo perché la parola è importantissima. Ma la musica è un valore aggiunto alla parola, è meravigliosa. Non ho altro da aggiungere. Se volete, io sono qua.