Politica

«Molti interessi dietro la morte di mio marito»

La deputata dell’Ulivo: «L’offerta di candidarmi mi venne da Romano Prodi. Nei Dl non tutti gradiscono la mia presenza»

nostro inviato a Reggio Calabria

Non è chiara l’insistenza con la quale i pm reggini chiedano ai politici interrogati le circostanze che hanno portato la vedova, Maria Grazia Laganà, a essere candidata (per poi risultare eletta) con la Margherita. Non si capisce nemmeno se ciò sia in qualche modo riconducibile a quanto rintracciato nei faldoni dagli avvocati Menotti Ferrari e Antonio Managò, difensori dei due Marcianò, a proposito di un’intercettazione dei carabinieri avvenuta due giorni dopo l’uccisione di Fortugno, nella quale la figlia della vedova parla dei politici che vogliono dare un posto in parlamento alla madre «che invece - stando alla ragazza - è intenzionata a chiedere l’assessorato (alla sanità, ndr) che il marito voleva». Interrogata il 26 ottobre 2006, al procuratore Catanese la Laganà contraddice il contenuto dell’intercettazione e nega (pagina 22) che il marito abbia mai aspirato a quella carica o sia venuto a conoscenza di indiscrezioni sul destinatario di quell’ambito assessorato.
Tornando all’interesse della procura sulle ambizioni elettorali della vedova Fortugno, la domanda arriva scontata. Da chi ha ricevuto l’offerta? «Dal presidente Prodi che mi ha ricevuto e mi ha detto se me la sentivo di portare avanti questa battaglia. Dopodiché sono stata contattata dal mio partito perché essendo state fatte le liste insieme ai Ds, mi hanno chiamato e mi hanno detto se ero ancora dell’idea». Anche Loiero a un certo punto si fece avanti: «Mi chiese di appoggiarlo, perché dice non ti posso mettere a quel posto perché prima si parlava del 15°, così tornai da Prodi, parlai con i suoi portavoce, ho detto se era quello il posto, devo dire che non mi interessava perché non volevo essere comunque strumentalizzata. Volevo solo capire se c’era l’effettiva volontà, se mi volevano o no». Alla fine l’ok è arrivato da quel Franco Marini che a suo marito aveva preferito l’«odiato» Crea. L’arrivo nella compagine rutelliana della Laganà non fu gradito a tutti. «Ho subito avuto questa sensazione, poi ho verificato e c’era imbarazzo con altri per la formulazione delle liste. Se tutti mi hanno accolto bene nella Margherita? Lo sto ancora verificando (…)». In relazione alle probabili causali dell’omicidio, la Laganà conferma di non avere «elementi particolari per asserire che la ricerca dei responsabili vada estesa ma mi sono convinta che per fare ciò che è stato fatto necessitava l’esistenza di grandi interessi economici che non possono essere ricondotti al solo Marcianò, che comunque non escludo come responsabile dopo il vaglio del Riesame. Ho maturato l’idea che per uccidere mio marito ci debba essere stata una convergenza di interessi.

Ritengo che l’omicidio di Franco sia maturato dopo la sua elezione».\

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