"Mon Roi - Il mio re", l'homme fatale è al cinema

Vincent Cassell giganteggia istrionico in un dramma di coppia interessante ma un po' prolisso e ripetitivo

"Mon Roi - Il mio re", l'homme fatale è al cinema

Maiwenn è una regista messasi in luce grazie alla conquista, nel 2011, del Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes, ottenuto grazie al film "Polisse". Oltralpe è nota anche ai fruitori di cronaca rosa per essere stata sposata con Luc Besson e per una storia con il playboy Jean-Yves le Fur (ex della top model Karen Mulder). E' dall'esperienza travagliata con questo secondo uomo, padre di suo figlio, che sembra aver tratto ispirazione per la messa in scena della sua nuova opera: "Mon Roi - Il mio re". La pellicola, appena uscita nelle sale italiane, racconta di Tony (Emmanuelle Bercotè), un'avvocatessa quarantenne, madre di un bambino, che si è infortunata gravemente un ginocchio sciando. Mentre è in convalescenza in un centro di riabilitazione, trova il tempo e la giusta distanza necessari ad analizzare la turbolenta relazione con il compagno Georgio (Vincent Cassel), un ristoratore fedifrago e truffaldino. Il loro è da dieci anni un legame ossessivo e disfunzionale che l'ha portata all'annullamento della propria persona. Il lento percorso di guarigione fisica sarà l'occasione per un graduale processo di affrancamento psicologico da chi l'ha fatta soffrire.

Questo dramma di coppia, girato con una forte connotazione femminile, è in grado di parlare in particolare alle donne. Attraverso la struttura narrativa del flashback si ripercorre tutto quanto conduca dalla fase di innamoramento all'inferno della conflittualità senza via d'uscita, un percorso che accomuna molti amori il cui ingrediente principale sia stato la passione. Si seguono i protagonisti così da vicino che sembra quasi possibile poter individuare dove siano nate le microfratture che hanno poi condotto il rapporto alla paralisi. Vincent Cassel interpreta un personaggio al principio così irresistibile, dolce, brillante e generoso che ben si comprende come anche una donna intelligente possa trovarsi invischiata in una simile situazione. Quando dalla fase idilliaca passa a quella comunque adrenalinica delle "montagne russe", Tony capisce di avere a che fare con un uomo pieno di contraddizioni e che con lui tutto avrà sempre un caro prezzo. La loro vita di coppia inizia a essere fatta solo di estremi e l'aver concepito un figlio li condanna a un legame imperituro.

I due attori appaiono assolutamente naturali nei loro ruoli e brillano per realismo interpretativo. Vincent Cassel è per l'ennesima volta nei panni di uno sciupafemmine ma mai prima d'ora si era messo alla prova con una caratterizzazione così minuziosa di quel tipo di individuo: il risultato è splendido. Eppure, nonostante le ottime performance recitative rendano più che plausibile l'appassionarsi alla storia da parte del pubblico, il film è appesantito dal troppo spazio lasciato alle scene nell'istituto di ortopedia.

Una volta reso manifesto il parallelo tra la riabilitazione fisica e la guarigione sentimentale della donna, molto di ambientato in quel luogo poteva essere tagliato. La durata eccessiva, infatti, e, da un certo punto in poi, il reiterarsi di alcuni cliché, disinnamorano alla visione anche lo spettatore che a metà film poteva dirsi entusiasta.

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