Monaco città nerazzurra Mourinho è sicuro: «Stasera ce la faranno»

Josè Mourinho a Monaco ci ha vinto appena arrivato e poi il Bayern lo ha battuto nuovamente un attimo prima di andare via. E senza prendere nemmeno un gol. Anche gli altri precedenti suonano alla grande. È il lato B della sfida, adesso è in Baviera e qui l’Inter gira forte, mai perso, di più, quando è il Bayern la squadra ospitante, anche se si gioca in campo neutro, all’Inter è andata benissimo ugualmente.
Josè era all’Inter da un quarto d’ora, a fine luglio chiude il ritiro di Riscone di Brunico con un 2-0 al Bari e un 1-0 al Al Hilal, poi il Bayern lo invita per giocare nella tana dell’Allianz Arena il tradizionale Trofeo Pirelli e per l’occasione mette in palio la coppa Franz Beckenbauer. Danno l’idea di tenerci. È il 5 agosto 2008, primo impegno vero per l’Inter di Mourinho, nel Bayern ci sono Lucio, Demichelis, Van Buyten, Altintop, Van Bommel, Lahm, Muller, tutta gente che ritroverà due anni scarsi più tardi al Bernabeu. In panchina c’è Jurgen Klinsmann. L’Inter è quasi al completo, gioca un quarto d’ora perfino Balotelli che rileva Mancini, l’autore del definitivo 1-0 nei primi minuti del secondo tempo. Mourinho e l’Inter si portano a casa due trofei in un colpo solo davanti a 54mila bavaresi che fischiano i loro e applaudono i nerazzurri.
Amichevole, conta poco, lo era anche quella del 19 maggio scorso all’Alfredo Di Stefano di Madrid, quando due selezioni under 18 si incontrano a tre giorni dalla finale vera che per l’Uefa è Bayern-Inter. Sono solo due giovanili ma in tribuna siedono Michel Platini e il presidentissimo del Real, Florentino Perez, che a fine gara premia tutti con una medaglia. In panchina Fulvio Pea e mezza squadra che vincerà il Viareggio, Natalino, Crisetig, Dell’Agnello e Alibec che firma una doppietta, 2-0 come tre giorni dopo al Bernabeu. Come è andata lì è stranoto, quel giorno l’asse orbitale sul quale ruota il pianeta Inter si è spostato di dieci centimetri.
Poi ci sono state anche le partite vere, il 23 novembre del 1988 si gioca all’Olympiastadion, i tedeschi l’hanno costruito fra il 1968 e il 1971, pronto per l’Olimpiade, è anche la casa del Monaco 1860, ma quella sera Giovanni Trapattoni sfida il Bayern per l’andata degli ottavi di Uefa. È la notte famosa per le due galoppate di Serena e Berti che firmano il 2-0 nell’ultima mezz’ora. Diventa un cult quando Giovanni Trapattoni inventa il passo della quaglia e dalla sua area di competenza arriva fino a quella del Bayern ondeggiando a un metro d’altezza per non farsi notare dal belga Ponnet. Che lo vede ma gli scappa da ridere. Il gol di Nicola Berti verrà inserito nella galleria dei più belli di sempre della storia del calcio italiano, la vittoria entra di diritto fra le cinque perle in cui le squadre italiane si sono imposte negli stadi più prestigiosi d’Europa con la forza del gioco, rovesciando il pronostico con intelligenza e audacia. Entra nella galleria con Real Madrid-Juventus 0-1 del ’62, Real Madrid-Inter 0-1 del ’67, Aston Villa-Juventus 1-2 e Stella Rossa-Verona 2-3 dell’83.
E il 5 dicembre del 2006 l’Inter torna a Monaco con Mancini in panchina, girone di Champions. Si gioca nello stadio gioiello di modernità e tecnologia dell’Allianz Arena, consegnato ai bavaresi per fargli vedere il Mondiale, l’Inter davanti ha Hernan Crespo, scarpa d’argento Fifa per le tre reti realizzate con l’Argentina, ma il gol lo segna Patrick Vieira, professionista fra i più seri mai apparsi in nerazzurro, vale l’1-1, arriva al 91’, l’Inter a Monaco non riesce proprio a perdere, Olympiastadion o Allianz Arena, eventualmente Santiago Bernabeu o Alfredo Di Stefano.

Lothar Matthaeus ha detto che il Bayern ha mollato tutte le competizioni perché quest’anno vuole vincere la Champions: «Ma l’Inter ha le qualità per vincere a Monaco». Josè Mourinho ha dato il suo pronostico secco: «L’Inter a Monaco vince». Sono storie, precedenti, pronostici, brodo per conigli, ma attizzano.

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