È da un po’ che sono preoccupati. Il ragazzo è svogliato, se gli parli non risponde, se lo fa ti risponde male. Si chiude in camera per ore, fino a notte fonda, attaccato al computer e non schioda gli occhi di lì. Si fanno brutti incontri in rete, c’è gente che non sai chi sia, puoi finire in brutti posti, in brutti giri. Per questo hanno chiamato il telefono azzurro, che in Svezia si chiama Children's Rights in Society, e lanciato l’sos. Aiutateci. A salvare i ragazzi dalla rete. I miei ragazzi. Mamma e papà.
Nella Svezia che abita il futuro il mondo si è improvvisamente capovolto: non sono i genitori a essere preoccupati per il tempo che i propri figli trascorrono on line, ma l’esatto contrario. Si chiede uno: perchè papà passa tutte le sere sui siti porno? E perchè mamma chatta seminuda e posta le proprie foto on line? Ho letto le cosacce che scrive papà su messenger e ora cosa faccio? Lo dico o no alla mamma? Ora, sarebbe quasi da dire, ma perchè non ti fai i fattini tuoi piccolino che non sei altro, perchè non prendi il tuo Game Boy e non te ne vai a giocare in Alaska? Ma loro sono preoccupati seriamente: se mamma e papà fanno così prima o poi si lasciano. E se si lasciano che ne sarà di noi?
Si dirà, vabbè, è la Svezia, ma non è così: gli adulti che ragionano come ragazzini e i ragazzini come adulti ci sono anche qui da noi. E in casa chi comanda è ormai quello che porta i pantaloni corti. Già uno studio dell’European Interactive Advertising Association ci aveva spiegato che, rispetto agli adulti senza figli, sono proprio le famiglie con bambini quelle più impegnate on line, quasi otto su dieci. Pensavamo fosse per monitorare la cucciolata. Invece è per sbirciare le maialate.
La tendenza, ci spiegano, in realtà è un’altra: il mondo è in mano ai vecchi, gli adulti non solo non lasciano spazio ai giovani ma per le loro smargiassate adolescenziali, si pigliano persino il loro. E così ai bambini tocca fare il governo ombra, fare i genitori dei loro genitori, anche nelle situazioni più delicate. Andrea, 10 anni, di San Secondo di Pinerolo, ha aiutato mamma rimasta sola in casa a mettere al mondo il fratellino, tre chili e quattrocento grammi di maschietto. Meglio di un ginecologo, meglio di papà. Gianpi, 12 anni, di San Vito di Cadore, ha salvato la vita ai genitori che dopo aver litigato si sono avvelenati con un flacone di sonnifero. Compiuta la missione è tornato a giocare. Due fratellini romani, dieci anni il primo, otto il secondo, hanno incastrato due ladri in azione nella palazzina di fronte, avvisando il 113 con il cellulare. In teoria avrebbero dovuto farlo i genitori. Ma avevano raccomandato di andare a nanna, spegnere la luce e di farsi i fattini loro. Forse stavano al computer.
I genitori dei figli ormai hanno paura. Sono fuori controllo, aggressivi strafottenti. Non solo hanno paura a confrontarsi con la prole ma anche di prenderle fisicamente. E l’ultimo Eurispes ci ha rivelato che per la prima volta nella storia la conoscenza non passa più da padre in figlio ma, attraverso il web, il contrario. Il figlio-padrone fa il prof con i genitori e il bullo con i prof. E a una certa età, più o meno dieci anni, sa prendersi le proprie responsabilità. A Varazze, provincia di Savona, sono stati loro, elementari e medie, a bloccare l’Aurelia per protestare contro i tagli della scuola. A Ponte Elsa, vicino Empoli, le squadre Pulcini, nove, dieci e undici anni, non sono scese in campo per protestare contro i genitori ultras. A Manila, tanto per non restare sempre nel cortile di casa, sono stati a bambini a scendere in piazza per chiedere di lavorare meno, lavorare tutti, quasi sempre al posto di papà.
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