Oscar Eleni
Fioretto, sciabola e spada, Spagna e Grecia a voi. Oggi alle 12.30, nella prefettura di Saitama, isola di Honsu, Giappone, davanti a 20.000 persone, fermando la vecchia Europa orgogliosa e invidiosa, sapremo chi avrà diritto al primo titolo mondiale nella storia di due paesi che al basket hanno dato entusiasmo e idee, anche se camminando per strade diverse.
La Spagna non avrà, per una frattura al piede sinistro, il suo giocatore doro Pau Gasol, catalano, scuola Barcellona, diventato stella Nba a Memphis; la Grecia, come nelle ultime due partite, dopo la porcata di Varejao, dovrà fare a meno per frattura allo zigomo di Nikos Zizis, ateniese, campione dItalia con la Benetton. Un torero da stoccata finale, un costruttore di gioco. Diciamo che nella sfortuna ci ha rimesso di più la Spagna e per questo sembra che i greci siano favoriti. Ma sono squadre con profonda cultura mediterranea, sbagliare lapproccio vorrebbe dire finire imprigionati.
Lunica cosa certa in questo mondiale, dove ieri Wade ha salvato la faccia degli Stati Uniti nella finale per il bronzo contro lArgentina scoppiata dopo il primo quarto (96-81 il punteggio), è che le finaliste non sono arrivate per caso sul tetto del mondo, perché dietro due belle nazionali cè un cuore che pulsa. La Spagna è il paese di riferimento in questo continente, una volta veniva da noi per capire come funzionavano le cose, furente per averci lasciato loro europeo del 1983 e del 1999, per organizzare la sua lega di serie A sul modello italiano. Hanno lavorato molto, hanno riempito palazzi, protetto il progresso di squadre che hanno spezzato legemonia Barcellona-Madrid, rivali che nel tempo hanno rovinato latmosfera di nazionali forti dove Castiglia e Catalogna non facevano mai squadra, allevato giocatori di talento e ora ne hanno ben quattro nella Nba, mentre noi ancora ci domandiamo se Bargnani ce la farà. Sergio Scariolo, avvocato bresciano, campione di Spagna questanno con Malaga, un allenatore fatto scappare senza fare una piega, bravissimo a Vitoria, bravo con il Real Madrid, lo ha detto in tante interviste: «Non torno a casa perché il basket del futuro è quello che si vive e si gioca in Spagna».
Per la Grecia le cose sono un po differenti perché Atene e Salonicco che un tempo alimentavano storie stupende si sono un po separate lasciando a Panathinaikos ed Olympiakos il territorio. Non cè lorganizzazione spagnola, ma è lunica nazione dove le trasmissioni di basket sono pari a quelle di calcio.
Ora hanno qualcosa dimportante da prendere, nessuna delle due ha mai vinto una medaglia mondiale, sono passate attraverso crisi nel momento in cui lItalia, fra il 1997 e il 2004, raccoglieva il massimo da una generazione, sfruttandola al limite, senza preoccuparsi di quello che doveva costruire alle spalle. Ora loro avanzano e hanno giovani talenti che infiammano un mondiale, noi dovremo aspettare un anno per capire se potremo rimontare non soltanto su queste due, ma anche sulla Francia, ieri quinta davanti alla Turchia che organizzerà nel 2010 il mondiale e che con Tanjevic ha già messo in mare il progetto per il raccolto fra Pechino e Istanbul.
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