Il mondo salvato dai ragazzini (tristi e secchioni)

La 16enne Thunberg sgrida i potenti E divide il pianeta tra fan e scettici

Il mondo salvato  dai ragazzini (tristi e secchioni)

Faccio outing, è il momento: la parola «gretini» l'ho inventata io, in un articolo pubblicato lo scorso 22 febbraio, quando Greta Thunberg stava muovendo i primi passi nel jet set dell'ambientalismo adolescenziale e mi venne chiesto di raccontare questa svedesina con la faccia da secchiona che faceva i primi proseliti. «Potremmo chiamarli gretini, ma forse è meglio di no», scrissi con un sussulto di ritegno che non sfiorò nemmeno chi invece in un secondo momento adottò questo gioco di parole invero sciocchino per delegittimare il millenarismo con le trecce.

Vieni avanti, gretino. La parola ha sfrecciato per l'ultimo rettilineo degli anni Dieci e abbiamo voluto sceglierla perché va oltre il fenomeno mediatico di questa ragazzina che striglia il mondo intero, i grandi della Terra, i burocrati del cambiamento climatico, piange, si incacchia, cazzia chiunque, e così facendo - con il broncio di una ragazzina a cui i genitori hanno sequestrtato lo smartphone - fa comunque più gazzarra che mille convegni, duemila studi, tremila interrogazioni parlamentari. La parola gretini però si annette anche il meccanismo di proselitismo (da un lato) e delegittimazione (dall'altro) che la svedesina ormai quasi diciassettenne si porta dietro, come è inevitabile che accada con qualsiasi fenomeno globale nei confronti del quale tutti - dal presidente degli Stati Uniti all'ultimo degli ultimi del mondo - ritengono di avere il diritto di possedere un'idea. Che raramente è dotata di sfumature: è tutto nero o tutto bianco.

I gretini sono quindi coloro che vedono in Greta una speranza per il futuro del nostro pianeta minacciato dal riscaldamento globale, dall'ossido di carbonio, dalla plastica, dall'appiattimento della biodiversità, dall'esaurimento delle risorse naturali. Ma naturalmente chi li chiama così li schernisce, li tuffa nel calderone della protesta un tanto al chilo, del sempre meglio che studiare.

E Greta, va detto, sembra fare di tutto per servire assist ai maestrini della coerenza altrui, sempre pronti a far notare il paradosso di chi rifiuta di prendere l'aereo e poi trascorre venti giorni a bordo di una barca ecochich da crocierista no global; e scettici di fronte a chi, richiesta di ricette, si limita ad ammonire con aria lugubre: «Ascoltate la scienza!».

Triste il mondo che ha bisogno di Grete e di gretini.

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