Giuseppe Marino
da Milano
I chili in eccesso non smettono di aumentare in tutto il mondo industrializzato. Ma non ingrassiamo tutti allo stesso ritmo. Ci sono Paesi con tavole abbondantemente imbandite in cui la pancia cresce meno di altri, nei quali il consumo di calorie è più contenuto. Sorprese, conferme e motivi di allarme provengono dai dati Ocse, l’Organizzazione che riunisce le 30 economie di mercato più progredite, analizzati nel volume «Salute e sanità a confronto», presentato ieri a Milano dall’istituto Cergas Bocconi.
L’Italia, pur seguendo la tendenza a ingrassare, continua a figurare tra i Paesi più «snelli». Nella graduatoria a 30, siamo al 26esimo posto, con l’8,5% della popolazione adulta obesa, cioè con un indice di massa corporeo superiore a 30. L’indice si calcola dividendo il peso per il quadrato dell’altezza. Se il risultato supera 30 si rientra nel profilo dell’obesità, tra 25 e 30 invece si parla di sovrappeso. In cima alla «pesante» classifica, è ormai cosa nota, figurano gli Stati Uniti con lo spaventoso dato di un americano su tre oltre il limite del patologico. Segue il Messico, con un abitante su 4. Più magri dell’Italia invece, ci sono solo Giappone, Corea, Norvegia e Svizzera.
Se è chiaro che nelle società del benessere il consumo di calorie è cresciuto di pari passo con il portafogli gonfio e le tavole imbandite (nei Paesi Ocse dal 1961 al 2002 le calorie a disposizione sono aumentate di 450 a testa) l’incrocio dei dati sull’obesità con quelli sull’alimentazione rivela qualche sorpresa. Innanzitutto il rapporto ribadisce che, nell’ambito delle società economicamente sviluppate, «l’obesità tende a essere più frequente tra le persone a basso reddito». E sebbene il consumo medio di calorie in Italia sia tra i più elevati (siamo al quinto posto con 3671 calorie, contro le 3774 del leader della classifica, i soliti Usa) la composizione del cibo che ingeriamo è ben diversa: gli Stati Uniti sono infatti anche il Paese che consuma più zucchero in assoluto (71,9 chili l’anno pro capite). In questo elenco l’Italia invece compare di nuovo agli ultimi posti: «solo» 31,2 chili di zuccheri a testa. Allo stesso tempo, siamo tra i primi per consumo di frutta e verdura (282,2 chili a testa), superati solo da Portogallo, Grecia e Turchia.
Chi sono dunque gli «emergenti» della ciccia? A doversi preoccupare di più sono gli australiani, che in dieci anni hanno visto raddoppiare la percentuale di obesi, dall’11 al 22%. L’allerta è suonata da tempo anche in Inghilterra (da 14 a 23%), con tanto di appelli alla dieta da parte del governo. In Italia il tasso di crescita della circonferenza della vita è tra i più bassi: 2% in otto anni.
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