È durata quattro mesi la fuga di Abdeslam Salah, ricercato dal giorno degli attacchi messi a segno a Parigi dal sedicente Stato islamico. Lo hanno fermato pochi giorni fa, nascosto al numero 79 di rue Des 4 vents, a Molenbeek, dove a lungo lo si è cercato.
Nell'appartamento c'erano alcuni detonatori, poi un kalashnikov, undici caricatori di proiettili, una bandiera dell'Isis e un libro sull'islam salafita.
Catturato in un blitz messo in atto martedì, a causa di alcune leggerezze che hanno portato le forze dell'ordine a cercare ancora tra quelle case dove era nato, Salah ora è in manette e ha iniziato a parlare. "Sono contento che sia finita. Non ne potevo più...", ha raccontato, citato dal quotidiano fiammingo Het Nieuwsblad. Quasi soddisfatto della fine di una caccia durata a lungo, per trovare l'uomo in fuga, dopo la carneficina di Parigi.
Già nell'interrogatorio con gli inquirenti, due giorni fa, il jihadista aveva fatto alcune ammissioni. "Volevo farmi esplodere allo Stade de France - aveva spiegato, citando uno dei luoghi colpiti dai commando dell'Isis - ma ci ho ripensato".
"Vale il suo peso in oro", ha detto di Salah Sven Mary, che ne cura la difesa, ricordando che è l'unico preso vivo tra gli indagati per gli attentati del 13 novembre. "Sta collaborando. Sta comunicando - ha spiegato -. Non utilizza il suo diritto di rimanere in silenzio".
Oggi la procura belga ha
anche identificato il secondo sospetto, complice di Salah. Najim Laachraoui è in fuga e si pensa sia l'uomo che ha portato il jihadista dall'Austria all'Ungheria, con una carta d'identità falsa intestata a Soufiane Kayal.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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