Afghanistan in fiamme

Morti, statue distrutte e sparatorie: Afghanistan nel caos

Ore di terrore in Afghanistan: spari sia all'aeroporto di Kabul sia tra le strade. Si contano già 35 morti. E ora i talebani iniziano a distruggere le statue

Morti, statue distrutte e sparatorie: l'Afghanistan è nel caos

Com'era prevedibile, la situazione in Afghanistan sta degenerando. Tra sparatorie, distruzione di statue, manifestazioni, tumulti e soprusi nei confronti di giornalisti, il clima nella nazione interessata dall'avanzata dei talebani non fa che peggiorare. Nel frattempo un alto funzionario talebano Waheedullah Hashimi ha detto all'agenzia Reuters che sotto il dominio dei talebani "non ci sarà affatto un sistema democratico perchè non ha alcuna base nel nostro Paese". "Non discuteremo - ha spiegato Hashimi - quale tipo di sistema politico dovremo applicare in Afghanistan perchè è chiaro. È la legge della sharia e basta".

La ventilata pacificazione sembra quindi un miraggio. Centinaia di persone che hanno collaborato con la nostra missione, dunque con l'Ambasciata italiana, peraltro, sono ancora in quei luoghi. Il governo italiano, come dichiarato a stretto giro dal premier Mario Draghi, è al lavoro per portare tutti in salvo. Nel corso della giornata di oggi, è partito un altro volo, dopo quello che ha trasportato circa 70 persone sino al Terminal 5 di Fiumicino.

Nel frattempo, nell'"inferno afghano", impera il caos. Presso provincia di Nangarhar - come riporta l'agenzia Nova - sono state uccise 35 persone e i feriti non si contano nemmeno più. A Jalalabad continuano gli scontri fra talebani e manifestanti afghani. Quello che sta accadendo a Jalalabad occupa le cronache internazionali. I talebani non sembrano avere alcuna intenzione, al contrario di quanto dichiarato in prima battuta, di non contrattaccare. E così, chi è sceso in piazza per un'iniziativa tesa a ribadire come l'Afghanistan non debba tornare indietro rispetto ai progressi raggiunti, compresi pure quelli giuridici ed istituzionali, è andato incontro ad una sparatoria. Rischiamo che fotografie come questa diventino prassi nei racconti relativi al Paese, con tutte le drammaticità del caso. Buona parte dei manifestanti contro i talebani - come riporta la Lapresse - è composta dalle nuove generazioni.

Pajhwok, che è un'agenzia di stampa dello stesso Afghanistan, ha raccontato di come alcuni membri del nuovo Emirato abbiano aggredito i giornalisti di Ariana News, mentre questi ultimi erano intenti a realizzare un servizio sulle proteste di piazza. Pure la stampa, quindi, non sembra avere l'agibilità e la libertà sufficienti per poter svolgere il proprio lavoro.

A Kabul il quadro non sembra essere in miglioramento. Gli Stati occidentali hanno già compilato le liste che riguardano le persone da far tornare in patria ed alcune persone sono già rientrate, ma l'areoporto continua a rappresentare uno scenario complesso da gestire. Come evidenziato da Il Corriere della Sera, pure in quella zona della capitale sono stati registrati degli spari. Il che va sommato, in termini di destabilizzazione, ai continui tentativi da parte delle persone che cercano di scappare dall'Afghanistan di aggrapparsi agli aerei in partenza.

Kabul, però, è anche il luogo dal quale cercano di fuggire tantissimi afghani che temono le rappresaglie e le conseguenze del ritorno al potere dei talebani. Stando a quanto si legge dall'Adnrkronos, le persone che si stanno accalcando attorno all'areoporto sono centinaia. Tra queste, pure donne e bambini. Nel corso di queste ore, qualcuno sta facendo circolare un'informazione secondo cui arrivare all'areoposto sarebbe sinonimo di partenza assicurata. Purtroppo, per tutti i cittadini dell'Afghanistan che nutrono questa speranza, si tratta di una notizia non vera. Nei pressi dell'areoporto di Kabul, nel frattempo, viene segnalato un "fuggi-fuggi". L'Agi parla di diciassette feriti.

Com'era già accaduto in passato, inoltra, va segnalata la scientifica distruzione di alcune statue da parte dell'organizzazione fondamentalista che sta prendendo il controllo della nazione dell'Asia meridionale. La fonte appena citata segnala il caso della statua di Abdul Ali Mazari, vertice sciita che si era opposto ai talebani prima che l'Occidente mettesse piede in Afghanistan. Sono scene che, purtroppo, il mondo è abituato ad osservare.

E sulla pericolosità della situazione a Kabul, in serata, è arrivata una ferma presa di posizione da parte del Pentagono. Le dichiarazioni che - secondo l'Agi - Mark Milley ha rilasciato ai cronisti presenti non lasciano supporre nulla di buono per le prossime ore. Il capo di Stato maggiore ha infatti detto a stretto giro che la vicenda di Kabul è "molto pericolosa, molto dinamica e molto fluida". Il che lascia pensare che la prevedibilità dei prossimi eventi sia abbastanza fuori portata.

Sempre Milley, sulla situazione afghana, ha dichiarato che "niente aveva segnalato un collasso imminente in undici giorni". Ci si aspettava che i talebani avanzassero sì, ma nell'arco di qualche mese. E per questo, forse, la sensazione di stupore si è diffusa a questa maniera.

Ma c'è anche chi cita report che segnalavano, al contratio, la possibilità di un'escalation di questo tipo.

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