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"Andrete all'inferno", "Non è guerra". Scontro all'Onu tra Ucraina e Russia

Momenti di forte tensione, all'Onu, tra l'ambasciatore ucraino e l'omologo russo. "Non c'è purgatorio per i criminali di guerra", ha attaccato il rappresentante di Kiev dopo l'avvio dell'azione militare ordinata da Putin

"Andrete all'inferno", "Non è guerra". Scontro all'Onu tra Ucraina e Russia

La guerra in Ucraina scoppia prima dell'alba, quando a Mosca sono le 6 del mattino. Il presidente Russo Putin, a quell'ora, annuncia un'azione militare contro Kiev: parte così l'attacco, con il suo carico di distruzione. Intanto, un tesissimo faccia a faccia tra i due paesi si consuma dall'altra parte del mondo, a New York, durante il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Le concitate notizie di guerra irrompono nell'aula dell'Onu e si traducono in un serrato scontro verbale tra l'ambasciatore ucraino e quello russo. Tra i due, parole pesanti come bombe.

Gli aggiornamenti sull'avvenuta dichiarazione di guerra arrivano sul teleono dell'ambasciatore di Kiev, Sergiy Kyslytsya. Via whatsapp. "Putin ha appena finito il discorso alla nazione, ha annunciato il lancio di un'operazione militare", scrive un interlocutore sul telefono dell'ambasciatore ucraino. Il messaggio viene catturato dai teleobiettivi dei fotografi. A quel punto sale la tensione e quando Sergiy Kyslytsya prende la parola lo fa con toni severi, con voce ferma. "Colleghi, è troppo tardi per parlare di de-escalation. Il presidente russo ha dichiarato guerra all'Ucraina", esclama l'ambasciatore di Kiev, che impugna il proprio smartphone e lo alza, rivolgendolo verso il collega russo. "Devo mostrarle il video del vostro presidente? Ambasciatore, devo farlo adesso? Può confermarlo?", dice. E, seccatissimo, intima all'omologo di Mosca, Vassilij Nebenziadi, di non interromperlo. Il russo replica con altrettanta stizza: "E allora non mi faccia domande mentre parla. Prosegua con la sua dichiarazione".

Il rappresentante ucraino è un fiume in piena. La situazione nel suo paese è destinata ad aggravarsi con il passare delle ore: ne è consapevole. La storia sembra già scritta. Per questo i toni si fanno nuovamente accorati. "Voi avete dichiarato la guerra, ed è responsabilità di questo Consiglio fermarla. Così chiedo a tutti voi di fare tutto il possibile per fermare la guerra", esclama Sergiy Kyslytsya, inchiodando i colleghi alle loro responsabilità. Il russo Nebenzia prova a smorzare i toni e nella propria lingua sostiene: "Non si tratta di una guerra ma di un’operazione militare speciale nel Donbass". Nell'assemblea, il clima si fa glaciale e velato pure da un certo imbarazzo istituzionale: per una beffarda ironia della sorte, infatti, il compito di presiedere la seduta spettava proprio all'ambasciatore russo (come previsto per tutto il mese di febbraio).

Ed è proprio a quest'ultimo che il collega ucraino è tornato a rivolgersi in modo categorico, frontale. "Come presidente del Consiglio di Sicurezza, faccia il suo dovere: chiami Putin, chiami Lavrov, e chieda loro di fermare l'aggressione", ha scandito Kyslytsya, che parlando all'intera assemblea ha lanciato uno strale pesantissimo ai russi: "Non c'è purgatorio per i criminali di guerra, ambasciatore, finiscono dritti all'inferno". La controparte moscovita ribatte: "Non stiamo aggredendo il popolo ucraino".

Ma le notizie che arrivano dall'altra parte del mondo non sono altrettanto rassicuranti.

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