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Picchiate e bruciate vive: in Africa torna la caccia alle streghe

Con oltre 320 episodi di violenza registrati dal mese di giugno, in Congo dilaga la "caccia alle streghe": decine di donne anziane, prese di mira dalle sciamane locali, vengono picchiate a morte e bruciate vive

Picchiate e bruciate vive: in Africa torna la caccia alle streghe

L’assalto è iniziato all’alba. Alle cinque del mattino un gruppo di uomini ha fatto irruzione nel villaggio di Cifunzi, nella provincia del Sud-Kivu. Un agglomerato di 2mila anime a ridosso del parco nazionale di Kahuzi-Biega, nell’est della Repubblica Democratica del Congo, al confine con il Ruanda. Sono andate a cercarle casa per casa le "streghe". Donne anziane, spesso vedove e sole, accusate di praticare sortilegi e di essere responsabili di lutti e disgrazie.

La lista di 19 nomi in mano ai giovani che hanno assaltato il paesino è stata stilata da una bajakazi. Sedicenti sensitive, perlopiù donne, che abitano nei villaggi della zona e sostengono di saper riconoscere chi pratica la stregoneria. La maggior parte delle vecchine finite nel mirino sono riuscite a fuggire prima che le loro case venissero distrutte, mentre altre sono state salvate dai militari che hanno sparato colpi in aria per disperdere la folla.

Un’insegnante e attivista locale per i diritti umani, Shasha Rubenga, come si legge sul quotidiano britannico The Guardian, giura però di aver visto un’anziana donna, madre di sette figli, di nome Nyabadeux, presa con la forza, picchiata e arsa viva dopo essere stata cosparsa di benzina. Scene che non si vedevano dai tempi della Santa Inquisizione, ma che in Congo oggi sono all'ordine del giorno. L’agenzia di stampa turca Anadolu parla di un’altra donna, di 67 anni, pestata fino a perdere conoscenza da un gruppo di giovani nel villaggio di Kali, dopo essere stata additata come fattucchiera. Se ne sono andati solo perché pensavano che fosse morta, ha raccontato la figlia che l'ha soccorsa.

Soltanto nel mese di settembre, secondo le Ong locali, ad essere malmenate o bruciate vive sono state otto donne. I dati dell’associazione Donne e Media del Sud Kivu, che ha chiesto al governo locale di prendere provvedimenti per mettere un freno alle violenze, parlano di oltre 320 casi dal mese di giugno. Ad ordinare le spedizioni sono le "profetesse", che attribuiscono la responsabilità delle morti o delle disgrazie che avvengono nei villaggi alle donne anziane accusate di praticare la magia nera.

Chi conosce le dinamiche della società locale spiega come le sciamane ordinano gli attacchi contro le presunte streghe per ottenere più seguaci, accrescere la propria reputazione e guadagnare potere e influenza all’interno della comunità. Una delle soluzioni proposte per mettere fine alle violenze è quella di chiudere le sale preghiera delle bajakazi. Ma non è così semplice. Sempre secondo quanto si legge sul Guardian, due anni fa undici di loro sono state arrestate per sei mesi. Ma dopo essere state liberate hanno continuato ad esercitare segretamente la propria "professione" e ad emettere le proprie sentenze.

Nelle aree rurali, inoltre, i capi dei villaggi sono restii a collaborare con le autorità. Quando si verificano attacchi come quello di Cifunzi è impossibile risalire agli aggressori proprio a causa dell’omertà delle guide locali. Il lavoro delle forze dell’ordine, inoltre, è stato complicato dall’arrivo della pandemia. Nelle zone rurali i rappresentanti dello Stato, impegnati nella lotta al Covid, latitano.

E così le brutali esecuzioni ordinate dalle bajakazi vanno avanti senza freni.

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