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Argentina, Senato revoca alla Kirchner immunità dalle perquisizioni

L’ex presidente del Paese sudamericano, pur affermando di essere vittima di una "caccia alle streghe", ha votato a favore della revoca dell’immunità

Argentina, Senato revoca alla Kirchner immunità dalle perquisizioni

Il Senato argentino ha decretato, nei confronti di Cristina Kirchner, la revoca dell’immunità dalle perquisizioni. Subito dopo il voto, la Polizia è entrata nelle abitazioni e nelle proprietà dell’esponente della sinistra, dal 2007 al 2015 presidente del Paese sudamericano e attualmente membro della Camera alta del Parlamento. Gli inquirenti hanno condotto tali perquisizioni al fine di acquisire elementi utili a dimostrare il coinvolgimento della Kirchner in pratiche corruttive. La senatrice è indagata in cinque diversi procedimenti penali e i reati a lei contestati vanno dalla corruzione all’alto tradimento, dall’abuso di potere alla violazione delle norme sul finanziamento ai partiti.

La polizia federale ha perquisito due abitazioni in Patagonia e un appartamento a Buenos Aires. Le indagini nelle proprietà della Kirchner sono state effettuate con l’ausilio di scienziati forensi, cani molecolari e personale del servizio nazionale anti-incendi. Per il momento, gli inquirenti non hanno fornito dettagli sull’esito dell’operazione. Quest’ultima è stata ordinata dal giudice Claudio Bonadio, il quale, nei mesi scorsi, aveva ripetutamente esortato il senato ad autorizzare perquisizioni negli immobili riconducibili all’ex inquilino della Casa Rosada.

Le indagini di Bonadio sono iniziate lo scorso gennaio, in seguito alla pubblicazione, da parte del quotidiano La Nación, del contenuto del “diario della corruzione”. Il documento oggetto dell’attenzione dei magistrati è una agenda appartenuta a Oscar Centeno, ex autista di un funzionario del Ministero dei Lavori Pubblici. Centeno avrebbe annotato sul suo diario i nomi di politici ed esponenti dei passati Governi coinvolti in pratiche corruttive. Gli illeciti descritti dall’autista avrebbero avuto luogo negli ultimi dodici anni. In tale periodo, i vertici delle più importanti imprese di costruzione argentine avrebbero pagato ai rappresentanti delle istituzioni tangenti per un valore complessivo di 160 milioni di dollari. Centeno afferma di avere assistito “innumerevoli volte” alla consegna a Cristina Kirchner in persona di “ventiquattrore piene di denaro”. A versare le ingenti somme sarebbero stati i dirigenti di una nota impresa edile. In seguito alla pubblicazione dell’agenda di Centeno, più di una dozzina di persone, tra collaboratori dell’ex inquilino della Casa Rosada e industriali, sono stati incarcerati. Poche settimane fa, Amado Boudou, ministro dell’Economia negli anni della presidenza Kirchner, è stato condannato per corruzione a cinque anni e dieci mesi di prigione.

La senatrice ha dichiarato di essere vittima di una vera e propria “caccia alle streghe” e ha etichettato come “vergognose” le perquisizioni disposte dalla magistratura negli immobili di famiglia: “I giudici, nell’ordinare il blitz della Polizia nelle mie abitazioni, non hanno avuto alcun rispetto per dei luoghi che sono indissolubilmente legati alla storia di mio marito e dei miei genitori. Il popolo argentino sta assistendo all’ultimo atto di un osceno complotto ordito ai miei danni dall’attuale leadership nazionale. Sono la prima senatrice a subire perquisizioni nella propria casa. La mia unica colpa consiste nel non essere riuscita a descrivere con efficacia i successi conseguiti dai miei governi sul fronte della lotta alla povertà”. Tuttavia, è stata la stessa Kirchner ad autorizzare gli accertamenti della magistratura, votando a favore della revoca dell’immunità dalle perquisizioni, immunità che le spettava di diritto in quanto membro della Camera alta. L’esponente della sinistra, nel momento in cui il Senato si accingeva a decidere su tali perquisizioni, ha dichiarato di non avere “nulla da nascondere” e di volere affrontare i processi a suo carico “senza godere di alcun privilegio”.

L’ex presidente ha poi esortato i colleghi di partito a votare a favore della revoca dell’immunità.

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