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Arrestato e poi rilasciato: cosa è successo al cardinal Zen

Arrestato e poi rilasciato su cauzione il cardinale di Hong kong, Joseph Zen Ze-kiun, accusato di collusione con le forze straniere: ecco cos'è successo e perchè è osteggiato dal governo di Pechino

Arrestato e poi rilasciato: cosa è successo al cardinal Zen

Ore incredibili e convulse quelle che hanno riguardato il cardinale e attivista cattolico Joseph Zen Ze-kiun, vescovo emerito di Hong Kong che nel pomeriggio era stato arrestato dalla polizia "per la sicurezza nazionale" come riferito dal South China Morning Post. L'accusa con cui il 90enne era stato fermato alcune ore fa insieme a un ex deputato di opposizione del governo cinese Margaret Ng Ngoi-yee, e alla cantante Denise Ho Wan-sze è stata per "collusione con forze straniere", uno dei quattro reati che prevede la legge che grava su Hong Kong che era stata decisa da Pechino nel giugno 2020 e condannata a livello internazionale perché può comportare pene severissime che arrivano anche all'ergastolo.

L'interrogatorio, poi il rilascio

Il cardinale Zen ha passato alcune ore all'interno di una stazione di polizia per un interrogatorio come aveva dichiarato a AdnKronos Padre Bernardo Cervellera, missionario del Pime adesso a Hong Kong. "La Polizia per ora non ha detto niente". Durante il pomeriggio, poi, anche la Santa Sede si era espressa in merito alla vicenda apprendendo "con preoccupazione la notizia dell'arresto del cardinale Zen" e seguendo "con estrema attenzione l'evolversi della situazione". Nelle ore convulse si era fatta sentire anche la Lega sottolineando come si trattasse dell'ennesimo attacco "alla libertà di professare la propria fede religiosa" dove è fondamentale che anche tutta l'Europa facesse "sentire la propria voce" contro il regime di Pechino che "non può continuare a ridurre al silenzio ogni voce libera che crede negli stessi valori e principi su cui poggiano i pilastri dell'Occidente".

Poi, però, è arrivata la lieta notizia del rilascio tramite cauzione come ha fatto sapere la piattaforma Hong Kong 01. Gli altri due arrestati assieme a Zen non erano persone casuali ma facevano del "612 Humanitarian Relief Fund", un Istituito che offre assistenza finanziaria ai partecipanti delle proteste a favore della democrazia nel 2019. Tra l'altro, ieri era stato arrestato anche un altro amministratore del fondo che stava per decollare alla volta della Germania.

I contrasti con la Cina

Quanto accaduto non è un fatto nuovo: il cardinale Zen è da tempo sotto la lente d'ingrandimento della Cina. A gennaio ebbe alcuni attacchi dove veniva accusato di aver incitato alcuni studenti a ribellarsi, nel 2019, contro alcune misure decise da Pechino. Ed è proprio nella capitale cinese che il religioso viene visto con avversione per le critiche al controllo del Partito comunista cinese verso le comunità religiose. Ha da sempre difeso i diritti civili a Hong Kong e nella Cina, come ricorda AsiaNews, Zen "ha spesso assistito alle udienze che vedono imputati politici e attivisti filo-democratici, finiti alla sbarra con l'accusa di aver violato il provvedimento sulla sicurezza nazionale".

La figura del cardinale

Zen è una figura delle figure, se non la figura, più importante sia per la guida spirituale di Hong Kong che a livello politico per il movimento democratico. Si è sempre schierato contro le malefatte della polizia e le pressioni cinesi su quella che era l'ex colonia. In passato, poi, aveva criticato apertamente le politiche del Vaticano e le trattative con i leader comunisti cinesi dopo che furno nominati in maniera congiunta alcuni vescovi. Per Zen quell'episodio fu "irriguardoso" verso milioni di credenti che anche rischiando la propria pelle continuano a credere e coltivare la propria fede anche in un regime come quello cinese che reprime e condanna queste forme religiose.

"L'arresto di un cardinale di 90 anni per le sue attività pacifiche è un altro episodio scioccante per Hong Kong, che mostra bene la caduta libera della città per quanto riguarda i diritti umani negli ultimi due anni", ha affermato, infine, Human Rights Watch.

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