Il presidente siriano Bashar al-Assad in un'intervista ai media francesi Europe 1 e TF1 sottolinea che la riconquista di Aleppo è stata un passo importante ma ciò nonostante la guerra in Siria sarà ancora "lunga". E il motivo è presto detto: alcuni Paesi occidentali e altri come Arabia Saudita e Turchia sostengono l’opposizione "terrorista". Assad non ha dubbi in proposito e sottolinea che il sostegno dei russi è stato cruciale per l’indebolimento dell’Isis e dell’ex Fronte Al Nusra. Assad mostra un atteggiamento aperto nei confronti del nuovo presidente degli Stati Uniti, a cui riconosce lo sforzo di distinguersi dal suo predecessore. E osserva che il "travel ban" non è "contro il popolo siriano" ma "contro i terroristi che possono infiltrarsi fra gli immigrati in Occidente". Poi attacca duramente la Francia, che "dal primo giorno ha appoggiato i terroristi in Siria inviando armi a gruppi che definisce moderati".
La strategia del presidente
La priorità di Damasco quali sono? Non tanto (almeno per ora) la riconquista di Raqqa, roccaforte del sedicente Stato islamico (Isis) nel nord del Paese. Assad va oltre: ''Riprendere ogni centimetro'' del territorio siriano. "Raqqa è un simbolo", ammette il presidente, aggiungendo però che gli attacchi sferrati in Francia ''non sono stati necessariamente preparati'' nella roccaforte dell'Isis nel nord della Siria. ''Avete visto che l'Isis è vicino a Damasco, sono dappertutto''. ''La priorità è ovunque e dipende da come si sviluppa la battaglia - ha continuato - Ora sono a Palmira e nella zona orientale della Siria. Per noi Raqqa, Palmira, Idlib, sono la stessa cosa''. Il presidente siriano ha poi detto che è un ''dovere di qualsiasi governo'' riprendere il controllo di ''ogni centimetro'' del suo territorio.
Nell'intervista Assad ha risposto al rapporto diffuso di recente da Amnesty International, negando in modo assoluto che il suo governo abbia messo in atto pratiche di torture, esecuzioni arbitrarie e atrocità nelle carceri vicino Damasco. Assad ha definito "infantile'' il rapporto, dcendo che non contiene ''alcuna prova'' a sostegno della denuncia di impiccagione di 13mila persone nel carcere di Saydnaya tra il 2011 e il 2015. ''Dicono di aver intervistato pochi testimoni, che sono oppositori o disertori. Per cui è di parte'', ha sentenziato Assad. E insistendo sulle accuse di tortura, il presidente siriano ha detto che ''non fa parte della nostra politica.
Perché dovremmo torturare? Per sadismo? Per aver informazioni? Se noi commettessimo atrocità simili faremo il gioco dei terroristi. Se noi avessimo commesso simili atrocità non avremmo avuto il sostegno popolare per sei anni''.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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