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Balcani, Usa "benedicono" la spartizione del Kosovo

Secondo il consigliere per la sicurezza nazionale Usa John Bolton “se le due parti raggiungono un’intesa, non escludiamo aggiustamenti territoriali”

Balcani, Usa "benedicono" la spartizione del Kosovo

I confini irregolari del Kosovo, lo Stato più giovane d’Europa, sono il segno indelebile della guerra che c’è stata. Sul finire degli anni Novanta si è combattuto con le armi, oggi la disputa si è spostata nel campo della diplomazia avvelenando i rapporti bilaterali tra Belgrado e Pristina.

Ecco che allora potrebbe essere un ritocco delle frontiere a determinare la normalizzazione delle relazioni tra i due avversari. O almeno questo è il piano a cui sta lavorando da tempo il presidente serbo Alexandar Vučić. L’idea è quella di ridisegnare l’oggetto del contendere in un’ottica di compromesso: il sud verrebbe ceduto agli albanesi e il nord tornerebbe a Belgrado. Anche il premier kosovaro Hashim Thaci ha ventilato l’ipotesi di “aggiustamenti” nella parte meridionale del Paese senza però mettere sul piatto una contropartita.

Ad incoraggiare le trattative adesso è anche Washington che, per la prima volta nella storia, apre alla possibilità di mettere in discussione i confini che lei stessa ha contribuito a disegnare. Per il consigliere per la sicurezza nazionale Usa John Bolton “se le due parti raggiungono un’intesa, non escludiamo aggiustamenti territoriali”. Insomma, ha scandito Bolton da Kiev, “se questa è una soluzione soddisfacente noi non ci metteremo di traverso”. Una dichiarazione in linea con quanto sarebbe emerso nel recente incontro ad Helsinki tra Donald Trump e Vladmir Putin.

La questione però rischia di impattare negativamente sul fragile equilibrio balcanico. Questi i timori manifestati dalla Chiesa ortodossa serba.

La paura è che la spartizione del Kosovo possa rinfocolare le tensioni interetniche, soprattutto nel sud del Paese, dove vive enclavizzata la minoranza serba che già all’epoca non accettò di lasciare le proprie case.

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