Guerra in Ucraina

Battaglia finale all'inferno: cosa succede nelle miniere del Donbass

La vera guerra si combatte tra le miniere trasformate in rifugi nel Donbass

Battaglia finale all'inferno: cosa succede nelle miniere del Donbass

La guerra per chi abita nel Donbass non rappresenta una novità. La regione russofona dell'est dell'Ucraina non ha più visto pace a partire dal 2014, all'indomani delle proteste che hanno portato a Kiev un'amministrazione più vicina all'occidente. Oggi qui si combatte duramente. Mosca sta aiutando le repubbliche separatiste sorte proprio nel 2014 a Donetsk e Lugansk, con l'obiettivo di prendere per intero la regione, inclusa Mariupol. La guerra qui scorre tra le miniere e tra territori un tempo fortemente industrializzati.

Viaggio nel sottosuolo

Le miniere caratterizzano paesaggio e vita del Donbass. Anche adesso che la regione è in guerra e la pace da queste parti si è persa da almeno otto anni. Dalle città più grandi fino ai villaggi più remoti, ovunque è possibile trovare traccia di miniere, di lavoro nelle viscere della terra, di materiale estratto sotto una terra diventata inferno.

Sembra quasi di vedere le storie di una Sicilia di un secolo fa, dove la vita era scandita in ogni suo aspetto dalle miniere, raccontate anche dalle opere di Luigi Pirandello. Nel Donbass ancora oggi tutto parla della quotidianità passata nel lavoro sottoterra.

Così come spiega Francesco Battistini sul Corriere della Sera, nella città di Donetsk prima del 2014 i terikony, montagnette di scorie di carbone piazzate nel centro cittadino, erano attrattive turistiche. Interessavano perché cambiavano colore a seconda del clima e delle stagioni.

Dalla terra del Donbass si estrae di tutto. Carbone, zolfo, sale e una vasta quantità di minerali. Questo negli anni Trenta ha trasformato il paesaggio. Le regioni attorno a Donetsk e Lugansk hanno visto il sorgere progressivo di miniere un po' ovunque, assieme a capannoni industriali e zone intensive di estrazione. Subito dopo sono arrivate le acciaierie, anche queste ben presenti in tutto il Donbass.

Lo sa bene Rinat Achmetov, figlio di un ex minatore e ora uomo più ricco di Ucraina e noto per essere il presidente dello Sachtar Donetsk. La sua fortuna è in gran parte dovuta alla proprietà delle acciaierie, alcune delle quali attualmente sotto il fuoco russo a Mariupol.

L'arrivo delle miniere e delle industrie ha reso il Donbass anche un punto di grande attrazione per l'emigrazione da altre parti dell'Unione Sovietica. La regione ha visto un massiccio afflusso di lavoratori da molte regioni. L'ex presidente ucraino Viktor Yanukovich, nato a Donetsk ed ex governatore della regione, è figlio di un lavoratore bielorusso e di una donna russa.

Il Donbass, già regione russofona, ha visto intensificarsi il suo rapporto con la Russia. Anche se il senso di appartenenza delle genti che hanno vissuto qui negli ultimi decenni è sempre stato più legato alla regione che a Mosca. Non a caso a Minsk, quando nel 2014 sono stati sottoscritti gli accordi per il cessate il fuoco nel Donbass, si era parlato di ampia autonomia da accordare a Donetsk e Lugansk e non di indipendenza o di annessione alla Russia.

L'inferno tra le miniere

La lingua russa, qui parlata dalla stragrande maggioranza della popolazione, non è l'unico elemento identitario. La vita trascorsa nel sottosuolo da gran parte degli antenati delle famiglie del Donbass hanno legato per sempre questa popolazione alla terra, al carbone, al sale e alle industrie.

Oggi proprio le miniere sono fonte di salvezza. Quando si sentono i colpi di artiglieria in lontananza, sia che ci si trova nel territorio in mano separatista che in quello in mano ucraina, si scappa nella miniera più vicina. Lì dove prima si estraeva il sale, oggi si cerca la salvezza dall'inferno.

Perché adesso l'inferno è per l'appunto un superficie. Secondo l'Ong inglese Halo Trust il Donbass è una delle regioni più militarizzate al mondo, tra mine e residuati bellici talmente oramai diffusi sul territorio da dover aspettare il 2080 per la bonifica. E questo prima della guerra scoppiata a febbraio.

È qui che Vladimir Putin vorrebbe piazzare la bandiera. Nei suoi discorsi parla di liberazione del Donbass perché, secondo la visione del Cremlino, Kiev tenderebbe a cancellare ogni traccia russofona che caratterizza questa regione. La guerra, quella decisiva, secondo molti si sta combattendo qui.

Tra miniere trasformate in rifugi e industrie diventate cimiteri di un periodo di pace oramai lontano quasi un decennio.

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