Belfast, le minacce ai cattolici: "Finirete crocifissi anche qui"

Con l’inizio della stagione delle parate orangiste, sale la tensione tra la comunità irlandese e quella lealista

Belfast, le minacce ai cattolici: "Finirete crocifissi anche qui"

Belfast, giorni tesi. Potenzialmente infuocati. Con l’inizio della stagione delle parate orangiste, la tensione tra la comunità irlandese e quella lealista, è infatti sempre più incandescente. Dal 19 giugno ad oggi, la Police Service of Northern Ireland (PSNI), ha registrato ben 85 attacchi settari nella zona che divide le due comunità di Bryson Street.

Ma non solo, molti sono stati gli atti intimidatori verso la comunità repubblicana. L’ultima provocazione - in ordine di tempo - è una fotografia che da lunedì scorso sta facendo il giro dei social network. Nello scatto si vedono undici ragazzi a volto coperto con in mano dei bastoni: posano davanti ad una scritta senza bisogno di spiegazioni. Il messaggio è eloquente e più dell’Europa ricorda alcune zone del Medio Oriente dove sventolano le bandiere dello Stato Islamico: «Taigs will be crucified», «I cattolici - Taigs è il termine dispregiativo che usano i lealisti per indicare chi è di fede cattolica - saranno crocifissi».

Pur non essendo la prima volta che i lealisti usano immagini e simboli religiosi per attaccare la comunità repubblicana, la foto - che è stata scattata nelle vicinanze della zona nazionalista irlandese di St. James e al Royal Victoria Hospital - ha creato allarme e indignazione. La sigla «VTOT» che firma il graffito, indicherebbe, secondo fonti di polizia, il «Village Team On Tour», un gruppo con base nel quartiere ultra lealista di Village, a Sud di Belfast. «Stiamo indagando sulle immagini comparse sui social network», ha assicurato Declan White, ispettore della PSNI. E ha lanciato un appello: «Chiunque abbia informazioni ci contatti, anche in forma anonima».

Sempre lunedì scorso, in un veicolo parcheggiato nella stessa zona, gli agenti della PSNI hanno sequestrato undici bottiglie molotov pronte ad essere usate per dare battaglia. «Abbiamo ricevuto informazioni su un gruppo di una trentina di giovani, vestiti con abiti scuri e con i cappucci alzati sulla testa, che trasportavano una cassetta piena di bottiglie incendiarie verso la zona di St. James», ha spiegato Alan Swan, funzionario della polizia.

Intanto le preoccupazioni non si placano, perché nuovi e pesanti scontri potrebbero verificarsi in vista della parata più attesa che si svolgerà il dodici luglio. Quella del «Twelfth», quando i lealisti marceranno in migliaia per celebrare la vittoria di Guglielmo III d’Orange contro le forze del re cattolico Giacomo II° nella battaglia di Boyne del 1690, e passeranno - provocatoriamente - vicino al quartiere nazionalista repubblicano di Ardoyne.

Negli scorsi anni questa data è stata segnata da significativi incidenti che ricordano il periodo più buio della storia nordirlandese, quella dei famosi troubles, i disordini più pesanti tra la comunità repubblicana irlandese e i lealisti inglesi. Quei disordini che molti si illudevano potessero finire con gli «Accordi del venerdì santo», firmati il 10 aprile del 1998 dal governo britannico ed irlandese e da alcuni partiti politici di entrambi gli schieramenti.

Ma qua, in Irlanda del Nord, una terra martoriata nel cuore dell’Europa che ancora porta i segni indelebili di un conflitto – tra occupanti ed occupati - durato oltre trent’anni, il fuoco della rivolta è ancora acceso.

E giovani delle due comunità, nonostante una pacificazione di facciata voluta soprattutto dal mondo politico, vogliono rivendicare la propria origine. Lo fanno alla loro maniera: scagliandosi contro chi considerano il proprio nemico e difendendo i propri quartieri.

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