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La bella esperienza di un ciclista italiano in Cina: la storia di Paolo Donati

Nel 2019 Paolo Donati ha preso l’aereo diretto da Roma a Chengdu per partecipare alla Haute Route Qingcheng 2019. Sono passati tre anni e Paolo, ciclista, ha ancora vivo il ricordo della sua esperienza

La bella esperienza di un ciclista italiano in Cina: la storia di Paolo Donati

Paolo Donati è un ciclista amatoriale. Quasi tre anni fa è venuto in Cina per la prima volta per partecipare alla gara Haute Route Qingcheng 2019, ma è ancora molto vivo il suo ricordo della gara, della bellezza della Cina e della cultura cinese. “Sono appassionato di ciclismo fin da quando ero un bambino. Nel 2016 ho iniziato ad andare in bicicletta per gioco e ogni tanto partecipavo anche a gare amatoriali. Per me il ciclismo è un modo per conoscermi e mettermi alla prova, per cercare di superare il più possibile i miei limiti e per spingermi sempre un po’ più avanti. Significa anche vivere nuove esperienze, viaggiare autonomamente andando in posti nuovi, vedere nuove persone e conoscere amici di altre nazionalità.” Paolo usa la bicicletta anche per fare attività fisica come la maggior parte dei ciclisti amatoriali. “Fa molto bene alla salute. Il ciclismo è uno sport che si può praticare da 0 a cento anni, perché è facile da imparare e in più si può praticare sempre.”

Attraversata dagli Appennini, l’Italia ha molte città di montagna che la rendono geograficamente inadatta al ciclismo; quindi, ci sono meno ciclisti amatoriali in Italia rispetto a Paesi europei come il Belgio, dove le strade sono pianeggianti. Ma le città di montagna offrono ai ciclisti anche esperienze più avventurose. Ora Paolo è un membro del team I Reccapezzati ASD Nuova Ciclisti Forano, una squadra composta da persone che vanno dai 5 agli 80 anni. Con il suo team ha prima girato l’Italia e poi pian piano ha iniziato ad uscire dall’Italia, partecipando ad eventi in Belgio, in Francia, negli Emirati Arabi e anche in Cina.

Impressionato dalla bellezza della città di Chengdu

Nel 2019 Paolo ha preso l’aereo diretto da Roma a Chengdu, capoluogo della provincia del Sichuan, per partecipare alla Haute Route Qingcheng 2019. È stata la prima volta che ha visitato la Cina. Lui e il suo amico Sergio Leonardi erano gli unici due atleti italiani a partecipare alla gara in coppia. “È stato veramente uno dei viaggi più belli che abbia mai fatto. Il Sichuan è splendido.” Tre anni dopo, Paolo ricorda ancora molto bene questa esperienza. La gara era suddivisa in tre tappe con percorsi di oltre 200 chilometri complessivi e 5000 metri di dislivello. I tragitti erano tradizionali non solo per i cambiamenti di terreno, ma anche per i meravigliosi paesaggi lungo le strade. Per la prima tappa, i partecipanti hanno attraversato l’antica via del tè e dei cavalli; hanno risalito il fiume Minjiang e hanno scalato il monte Qingcheng fino all’antica città di Shuimo, nella contea di Wenchuan. Wenchuan si trova nella prefettura autonoma tibetana e qiang di Ngawa, dove ci sono antichi villaggi delle etnie tibetana e Qiang che hanno più di 2000 anni di storia. “La prima tappa l’ho affrontata con molta cautela, perché mi trovavo a diecimila chilometri da casa, ero preoccupato delle strade sconosciute e non conoscevo tutta la situazione”, ha detto Paolo. Ma il paesaggio meraviglioso della prima tappa lo ha subito tranquillizzato, soprattutto per le bandiere di preghiera di etnia tibetana che coloravano lo scenario.

“La seconda tappa, lunga 132 km con i 2430 metri di dislivello, passava attraverso le foreste; siamo passati anche dove si trova il parco dei panda”, ha continuato Paolo. La foresta si trova nel Monte Qingcheng, a sud-ovest della città di Dujiangyan. L’aerea panoramica del Monte Qingcheng- Dujiangyan è stata eletta nel 2000 dall’Unesco patrimonio culturale mondiale. Anche la città Dujiangyan è patrimonio naturale mondiale, in quanto importante habitat del panda gigante ed è stata elencata nel 2018 nella lista del patrimonio mondiale delle opere di irrigazione. In questa zona l’ambiente ecologico presenta un’ottima qualità di vita; è rinomato per la qualità di ossigeno naturale e per la longevità dei suoi abitanti. È anche un luogo ideale per eventi sportivi. Proprio questa tappa è piaciuta maggiormente a Paolo per la sua bellezza particolare. “Siamo passati in una zona con alcuni villaggi rurali molto caratteristici e belli; la gente del posto ci ha accolto festosa.”

Nell’intervista, Paolo ha ripetuto numerose volte la parola “bello”. La terza tappa si trova lungo la strada di Puhong, un famoso itinerario ciclistico, conosciuto come “Alpi d’Oriente”. L’ultimo tragitto, con i suoi 181 tornanti, è stata una sfida molto impegnativa per tutti i ciclisti in gara, che già avevano percorso oltre 200 chilometri. “Erano soltanto 15 km a cronometro, ma si facevano tutti in salita. È stata più una passerella”, ha dichiarato Paolo. Alla mattina il sole è apparso dopo due giorni di pioggia, ma era nascosto dalla nebbia: a volte si intravedeva, a volte si nascondeva. Con l’avanzare della gara, i campi terrazzati, le fattorie, le colline verdi e gli alberi rivelavano gradualmente il loro volto; il bel paesaggio del Monte Qingcheng Dujiangyan si faceva via via sempre più chiaro. Alla fine della terza tappa è stata organizzata anche una festa per la consegna delle medaglie e Paolo ha scattato una foto indimenticabile con il suo compagno di squadra Sergio Leonardi. “Ho portato a casa la seconda vittoria della mia carriera; io e Sergio Leonardi abbiamo vinto il premio di migliore coppia. Siamo stati fortunati: nei primi due giorni di gara ha piovuto sempre; nella foresta che abbiamo attraversato nella seconda tappa, l’acqua era alta come le ruote della bicicletta. Sono state condizioni estremamente difficili per la corsa: molti ciclisti sono caduti, noi due per fortuna no; quindi, per me è stata una soddisfazione grandissima.”

Grande nostalgia del cibo e della città

Paolo si dichiara soddisfatto non solo per l’esito della gara, ma anche per le persone che ha incontrato e per la cultura degli abitanti che ha avuto modo di conoscere a Chengdu. “Si può sentire dappertutto la sincerità e la cordialità degli abitanti locali. Durante la corsa, lungo le strade, tutte le persone ci incitavano urlando in cinese “forza, vai”. Nei villaggi le persone ci accoglievano con feste. I professionisti e i giovani volontari che facevano parte dell’organizzazione erano sempre molto disponibili. Le persone che abbiamo incontrato negli hotel, nei ristoranti, nei locali erano molto gentili. Ci hanno sempre tutti messo a nostro agio.” L’intervista ha anche risvegliato la memoria delle papille gustative del ciclista. Il cibo di Chengdu è l’argomento che non può esser evitato quando si parla della città. Nel suo viaggio, Paolo ha dato un punteggio pieno ai cibi locali. “La cucina cinese che abbiamo mangiato a Chengdu è buonissima. Gli organizzatori ci hanno portato nei posti tipici, locali proprio per cinesi. Abbiamo mangiato benissimo.

La cucina di Chengdu è piccante e molto speziata. Il piccante è diverso da quello che si usa da noi perché è un piccante aromatico. A me personalmente piace tantissimo.” A Chengdu, Paolo ha vissuto molte altre belle esperienze, come la vista del panda, l’andare per la prima volta in bici di bambù ecc. Il ciclista spera di tornare presto in Cina per visitare Beijing, Shanghai e altre grandi città. È attratto anche dalla Grande Muraglia, descritta da lui come “un’opera mastodontica ricca di storia”. Vorrebbe vedere anche l’esercito di terracotta e il Tibet. Come ha detto nell’intervista: “Prima di questo viaggio conoscevo la Cina solo dai film di Bruce Lee che vedevo da bambino in tv e da qualche documentario.

Con questo viaggio ho potuto toccare con mano e vedere con i miei occhi la bellezza e la cultura di questo popolo.”

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