L'invasione russa in Ucraina ha acuito la crisi energetica e aperto un nuovo fronte di scontro tra l'Occidente e la Russia. L'Europa, storicamente legata all'importazione di materie prime energetiche dal Paese di Vladimir Putin, da quando è scoppiato il conflitto sta lavorando per rendersi maggiormente indipendente. Un obiettivo non facile da raggiungere ma indispensabile, viste anche le ultime mosse del presidente della Federazione, che pretende il pagamento in rubli. Una condizione alla quale i Paesi europei non sembrano disposti a sottostare. Diversa è la posizione di Joe Biden, che non avendo un legame di dipendenza così forte, e avendo maggiori scorte e giacimenti a sua disposizione, ha potuto mettere in campo una mossa a sorpresa che potrebbe aprire nuovi scenari nella guerra energetica.
Dopo aver varato l'embargo dei prodotti energetici russi, il presidente degli Usa ha deciso di attingere a piene mani dalle riserve strategiche di petrolio americano, annunciando il rilascio di ben un milione di barili al giorno nei prossimi sei mesi. Ciò significa che verranno rilasciati un totale di 180 milioni di barili, allo scopo di combattere l'inflazione e il caro benzina "causati dall'invasione lanciata da Vladimir Putin".
Il presidente Usa ha presentato la manovra come "il più grande rilascio di riserve petrolifere nella storia" e ha spiegato che le ulteriori forniture "allevieranno le sofferenze degli americani" che "pagano le scelte di un dittatore" e serviranno "come ponte sino alla fine dell'anno, quando la produzione domestica aumenterà". Il Presidente, inoltre, ha affermato che ci sono indicazioni secondo le quali il presidente russo Vladimir Putin si starebbe autoisolando, oltre ad aver iniziato a punire e licenziare alcuni dei suoi consiglieri più fidati. "Ci sono molte speculazioni, ma sembra che - non lo dico con certezza - abbia licenziato o relegato alcuni dei suoi consiglieri. Ma non voglio puntare troppo su questo in questo momento, perchè non abbiamo molte prove concrete", ha aggiunto.
Ma non è tutto, perché Joe Biden ha rivolto i suoi strali anche alle major petrolifere americane, che godono dei loro profitti record, ben "80 miliardi di dollari lo scorso anno",per senza pompare più greggio per combattere l'inflazione energetica, ma sfruttando l'impennata dei prezzi legata alla guerra. "Ad alcune piace questo aumento", ha accusato il presidente Usa. La mossa a sorpresa di Biden ha anticipato la riunione dell'Opec+, che nonostante le sollecitazione della comunità internazionale ad incrementare in modo significativo la produzione di greggio, si è limitata ad un graduale e modesto aumento solo di 432.000 barili al giorno. Un'inezia considerando la situazione. Tuttavia, il passo in avanti di Biden ha già dato i suoi frutti nelle Borse internazionali, con una riduzione del 4% sul prezzo del petrolio.
Con il ricorso alle riserve speciali di petrolio, Joe Biden ha messo un altro tassello nella sua economia di guerra, dopo aver sollecitato
il Congresso a far pagare multe alle aziende petrolifere che non producono nelle terre federali su cui hanno la licenza, e avere invocato una legge di guerra degli anni '50 per garantire la produzione di minerali cruciali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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