Sembrano lontani i tempi di Pechino 2008, la prima olimpiade organizzata in Cina. Alla cerimonia inaugurale, a pochi sedili di distanza, nello stadio della capitale cinese sedevano tutti i più importanti leader internazionali.
C'era l'allora presidente Usa George W. Bush, poco più avanti l'allora primo ministro russo Vladimir Putin. Quest'ultimo visibilmente adirato e in contatto telefonico con il Cremlino per via dello scoppio della guerra in Georgia avvenuto poche ore prima. Non c'era ancora Xi Jinping, bensì il predecessore Hu Jintao.
Il corpo diplomatico, in quella serata di Pechino, era di fatto al completo. E questo nonostante le tante proteste di diverse organizzazioni umanitarie che lamentavano l'opportunità di organizzare le Olimpiadi in un Paese autoritario.
Pechino 2022 invece sta nascendo sotto l'insegna dello scontro politico. La capitale cinese si sta preparando ad ospitare la sua seconda olimpiade, questa volta invernale. La cerimonia di apertura è prevista per il prossimo 4 febbraio e da Washington hanno fatto già sapere di non inviare alcun rappresentante.
La Casa Bianca ha annunciato il boicottaggio diplomatico. Dunque in quello stesso stadio dove si sono aperte le Olimpiadi del 2008 non sarà presente Joe Biden, così come non ci saranno altri membri dell'amministrazione Usa. Una mossa giustificata dagli americani in ragione della protesta per la condizione degli uiguri nello XinJian, regione a maggioranza turcofona dove da tempo le autorità cinesi sono impegnate in azioni di contrasto contro presunte cellule terroristiche. La decisione Usa potrebbe essere emulata da altri governi.
Il boicottaggio, è bene specificare, sarà solo diplomatico. Non ci saranno esponenti politici statunitensi, ma gli atleti andranno regolarmente. Le reazioni non si sono fatte attendere. A partire ovviamente dalla Cina. “Per pregiudizi ideologici e sulla base di voci e bugie – ha dichiarato nelle scorse ore Zhao Lijian, portavoce del ministero degli Esteri cinese – gli Stati Uniti stanno cercando di rovinare i Giochi olimpici invernali di Pechino. Questo esporrà solo le loro cattive intenzioni e intaccherà ulteriormente la loro autorità morale e credibilità”.
Una difesa a favore di Pechino è arrivata da Mosca. La Russia in passato ha subito per due volte il boicottaggio olimpico. La prima volta in occasione di Mosca 1980, con Usa e i Paesi occidentali che hanno lasciato a casa sia i politici che gli atleti, più recente invece il boicottaggio unicamente diplomatico, con l'assenza dei leader più importanti, ha riguardato l'olimpiade invernale di Sochi 2014.
Forse anche per questo dal Cremlino hanno voluto spezzare una lancia in favore di Pechino. “La nostra posizione è che i Giochi Olimpici debbano restare liberi dalla politica" ha dichiarato il portavoce della presidenza russa, Dmitry Peskov. Secondo Mosca, la scelta degli Stati Uniti potrebbe rivelarsi controproducente.
Anche se, a margine dell'incontro con i giornalisti, lo stesso Peskov ha fatto sapere di considerare positiva comunque la conferma della partecipazione di tutti gli atleti.Di certo il mondo, alla vigilia della nuova olimpiade, si presenta sempre più diviso. Il braccio di ferro tra Washington da un lato e Mosca e Pechino dall'altro è da oggi ancora più evidente.
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