Bruxelles sotto attacco

Bruxelles, jihadista già ricercato perché legato alla strage di Parigi

Sono due i terroristi in fuga. Il secondo si sarebbe trovato in metropolitana con Khalid El Bakraoui. La sua identità non è nota

Bruxelles, jihadista già ricercato perché legato alla strage di Parigi

Un secondo uomo è ricercato in relazione agli attentati di Bruxelles. Si sarebbe trovato nella metropolitana con il jihadista Khalid El Bakraoui. A mostrarlo sono i video delle telecamere di sicurezza che riprendono il sospettato mentre porta con sé una borsa voluminosa. La sua identità non è nota. Non è chiaro neppure se sia morto nell'esplosione o se sia in fuga. Oltre a quella del terrorista che ha colpito in metropolitana, sono note le identità del fratello Ibrahim El Bakraoui, che si è fatto esplodere all'aeroporto "Zaventem", e di Najim Laachraoui, anch'egli in azione nello scalo belga. Un altro uomo è ricercato per aver partecipato all'attacco allo scalo aereo, la cui identità non è nota.

Durante il viaggio in taxi verso l'aeroporto uno degli attentatori, quello con il cappello che è ancora ricercato, parla degli americani e di quanto fosse in disaccordo con alcune loro politiche. Lo stesso tassista viene coinvolto nella conversazione. Gli altri due terroristi, che si sono poi fatti esplodere, sono invece molto silenziosi. "Nell'abitacolo dell'auto - racconta il tassista agli inquirenti - ho sentito odore di ammoniaca, ma non ho dato peso alla cosa". Dopo aver lasciato i tre uomini all'aeroporto e aver in seguito sentito delle esplosioni, si presenta alla centrale della polizia. Qui racconta dei tre pacchi caricati nell'auto, informazione che ha permesso di trovare la terza bomba inesplosa nell'aeroporto. Dallo scalo in poi le strade dei terroristi islamici si dividono. Ibrahim El Bakraoui resta nello scalo e si fa saltare in aria. Khalid El Bakraoui si fa, invece, esplodere in un vagone della metropolitana all'altezza della stazione di Maalbeek, a poche centinaia di metri dalle istituzioni comunitarie. Insieme a lui, la mattina di martedì scorso, c'è anche un altro uomo: viene ripreso dalle telecamere di vigilanza con una grande borsa. Al momento però le autorità non sanno né la sua identità né se sia morto o se si sia dato alla fuga.

Il commando avrebbe potuto essere fermato prima. È questa la drammatica verità che si fa strada ora dopo ora. Oltre a Najim Laachroui, artificiere degli attacchi di Parigi ricercato da mesi insieme a Salah Abdeslam, i servizi di intelligence conoscevano molto bene anche Khalid El Bakraoui. La polizia lo cercava da tempo perché lo riteneva legato agli attentati terroristici di Parigi del 13 novembre. Secondo la procura di Bruxelles, secondo cui era stato emesso un mandato di arresto internazionale l'11 dicembre. Non solo. Secondo il Morgen, a più riprese l'anno scorso aveva violato i termini della liberà condizionale: circolando in auto con un ex complice (come accertò la polizia dopo un'infrazione per un senso vietato) e, a partire dal 22 ottobre 2015, poco prima delle stragi di Parigi, non presentandosi per quattro volte di fila all'appuntamento con il suo supervisore giudiziario. Khalid come il fratello Ibrahim era stato in carcere in Belgio per reati comuni, nel suo caso una serie di rapine a mano armata risalenti al 2011, quando era stato trovato in possesso di un kalashnikov.

Le violazioni del regime di libertà condizionale che gli era stato concesso avrebbero dovuto portare alla sua revoca immediata, una revoca che invece è arrivata soltanto a febbraio, un mese prima che il latitante Khalid trasformasse in un inferno la stazione di Maalbeek.

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