Dopo il ghiaccio, il fuoco. Già, perché l'ultimo gioco diventato virale nel mondo arabo è il cosiddetto "Burning Isis Flag Challenge": una sfida che consiste nel riprendersi col videofonino mentre si incendia la bandiera nera del Califfato.
Bruciato il vessillo dello Stato islamico, scatta l'immancabile nomination e il conseguente guanto di sfida lanciato ai prossimi "concorrenti". Diffuso negli ultimi giorni tramite i social network, il "Burning Isis Flag Challenge" sarebbe nato in Libano ad opera di tre studenti universitari, che hanno poi sfidato "il mondo intero" a fare altrettanto entro ventiquattr'ore.
Il Libano è uno dei Paesi più colpiti dalle azioni terroristiche del Califfato: nelle scorse settimane un sergente dell'esercito sarebbe stato decapitato dai miliziani jihadisti e altri venti soldati sarebbero stati rapiti.
Come forma di protesta, molti libanesi hanno quindi scelto di riprendersi in video mentre danno fuoco alla bandiera di Isis: una moda che però non ha mancato di suscitare polemiche, anche ai piani alti del governo del Paese mediorientale.
Il ministro della Giustizia Ashraf Rifi ha infatti biasimato il "vilipendio alla religione islamica" implicito nel "Burning Isis Flag Challenge": sul vessillo del Califfato è infatti riprodotto il versetto del Corano per cui "Allah è il solo dio e Maometto il suo profeta" - parole sacre per qualsiasi musulmano.
Inoltre l'incendio della bandiera rischierebbe di rinfocolare i conflitti religiosi: un atto contrario alla legge libanese e quindi passibile di denuncia penale.In parlamento, esponenti dell'opposizione di governo hanno reagito promettendo assistenza legale ai tre giovani nel caso che dovessero venire incriminati per la loro iniziativa.
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