Cadaveri lasciati per strada, obitori pieni di salme: l'orrore in Ucraina

Molti morti non possono essere seppelliti e vengono lasciati per strada, altri vengono portati via di corsa dalle città assediate: in Ucraina l'orrore della guerra passa anche dagli obitori

Cadaveri lasciati per strada, obitori pieni di salme: l'orrore in Ucraina

In Ucraina non c'è soltanto il problema dei vivi, ma anche quello dei morti. Nelle città assediate è impossibile seppellire le tante vittime della guerra, siano essi militari o civili. E allora vengono usati obitori di altre città, le quali però a loro volta devono seppellire i propri di morti.

Capita quindi che i cadaveri devono essere lasciati per strada. Come a Mariupol, dove in un video apparso ieri sui social un cittadino ha mostrato le macerie in una via e la presenza di almeno un corpo senza vita lasciato al freddo, senza possibilità di essere recuperato.

Il problema ha una duplice natura: etica e sanitaria. L'Ucraina piange i suoi morti e in una fase come quella attuale ha bisogno di dare dignità a chi è rimasti ucciso dalla guerra. Allo stesso tempo, i cadaveri rimasti per strada potrebbero portare anche all'insorgenza di problemi igienici e sanitari. È quindi corsa contro il tempo per portare fuori dai centri più devastati dal conflitto i corpi di chi non c'è più.

Andrea Nicastro del Corriere della Sera, a Dnipro ha visitato uno degli obitori adibito a ospitare le vittime del conflitto. Qui giungono i corpi di chi è morto poco più a sud, ad esempio tra Kherson e Mykolaiv, dove nelle ultime ore si è combattuto aspramente tra russi e ucraini. Oppure dalla regione di Zaporizhzhia, regione dove Mosca e Kiev si sono contese la più grande centrale nucleare europea.

All'interno dell'obitorio i morti di tanti soldati ucraini. Molti di loro sono poco più che maggiorenni. Ma ci sono anche i cadaveri di almeno quattro soldati russi. È possibile riconoscerli dalla fasce rosse o blu che portano al braccio per essere identificati e non cadere per mano del fuoco amico. Anche loro sono giovani vite spezzate. E chi custodisce le loro spoglie a Dnipro, così come in altre parti dell'Ucraina, si chiede se qualcuno un giorno verrà mai a reclamarli per farli tornare a casa.

Purtroppo non mancano i civili. Proprio a Dnipro venerdì ci sono state vittime a seguito di alcuni intensi bombardamenti. Stazionare davanti a un obitorio in tempo di guerra fa ben comprendere lo strazio di una fase del genere. Ogni qualvolta esplode un ordigno c'è una vita e c'è una storia che finisce, sia essa di un civile, di un soldato ucraino o di un soldato russo. C'è un corpo senza vita da riconoscere, se è possibile farlo, e poi da conservare in qualche cella in attesa che tutto finisca e si possa dare degna sepoltura.

E poi per l'appunto c'è chi rimane per strada, perché difficilmente

raggiungibile da altri soldati o dai servizi di soccorso. Vittime esposte al freddo che ricordano, a chi è rimasto in vita, quanta morta porta la guerra non solo alle città ma anche alle corte affettive più intime dell'animo umano.

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