Il carrello della spesa "Israele-free" che Abu Mazen sogna in Palestina

Due settimane di tempo per dare fondo alle scorte di prodotti "nemici" nei market, poi tolleranza zero

Un gruppo di palestinese recupera legname da ardere a Hebron
Un gruppo di palestinese recupera legname da ardere a Hebron

I prodotti palestinesi da un lato e quelli israeliani dall'altro. Dove per "l'altro" si intende proprio in un supermercato diverso. Nei territori della Cisgiordania, una commissione istituita dal presidente Abu Mazen ha appena messo al bando i generi alimentari di cinque grandi società.

Tnuva, Jafora-Tabori e Prigat, Osem e Strauss-Elite sono finite tutte sotto la scure palestinese, che ha impedito così l'acquisto di prodotti caseari, bibite e alimentari. Una decisione che lascerà ai commercianti qualche giorno per far fuori le scorte e poi ognuno per la sua strada.

Tra due settimane cominceranno le prime ispezioni nei supermercati, che si assicureranno che i commercianti rispettino il bando autarchico imposto dall'Autorità nazionale palestinese, che

ha descritto la mossa come "una risposta al congelamento delle tasse doganali" che Israele raccoglie per conto loro e che ha bloccato da gennaio, dopo l'annuncio palestinese dell'adesione alla Corte penale internazionale.

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