"Così ho salvato 18 bimbi dentro Azovstal": parla la maestra sopravvissuta

Anna ha trascorso più di due mesi nelle acciaierie Azovstal sotto i bombardamenti russi, trasformando quell'orrore in un'avventura per i più piccoli

"Così ho salvato 18 bimbi dentro Azovstal": parla la maestra sopravvissuta

Come si può trasformare l'orrore di un assedio all'interno di un'acciaieria in un'avventura magica per i più piccoli? Anna Zaitseva, 24 anni, ci è riuscita. Ha trascorso oltre due mesi nei corridoi dell'acciaieria Azovstal di Mariupol insieme a suo figlio Svyatoslav di 4 mesi, ora 6, e ad altri 17 bambini spaventati. Prima della guerra, Anna era un'insegnante di francese mentre suo marito Kirill era un operaio dell'acciaieria e quando la Russia ha invaso l'Ucraina si è arruolato nel battaglione Azov.

"L'ultima volta che ci siamo abbracciati era l'11 marzo, eravamo nei cunicoli. Mi ha portato i pannolini per Svyatoslav e il latte in polvere, che ho scaldato mettendo una tazza di ferro sopra la candela. Per lo stress e il poco cibo ho perso il latte materno. Kirill mi ha dato il libro di Defoe e un bacio", ha raccontato Anna a la Repubblica. Il libro di Defoe a cui fa riferimento è Robinson Crusoe, che è stata la sua ancora di salvezza durante i due mesi all'interno dei cunicoli dell'acciaieria. Lo leggeva la notte per far addormentare i bambini, cercando di regalare loro qualche momento di spensieratezza.

"Nel bunker c'erano bambini dai 4 ai 12 anni. Avevano fame, allora un giorno abbiamo disegnato frutta, verdura, coca cola e biscotti su pezzi di carta e ci siamo messi a giocare alla caffetteria: loro venivano da me a comprare il cibo pagando con banconote finte", ha spiegato Anna, sopravvissuta e ora al sicuro nell'ovest dell'Ucraina insieme a suo figlio e ai suoi genitori. Kirill, il marito, è ferito ed è in mano ai russi.

All'interno dell'acciaieria assediata non c'era più corrente elettrica, "usavamo un generatore, gli uomini uscivano ogni giorno nonostante i bombardamenti per prendere il diesel dai serbatoi dei trattori. Il capo dell'impianto però si era preparato, aveva comprato kit alimentari". Anche andare in bagno poteva essere rischioso in quei giorni: "La facevamo in secchi di metallo e la tenevamo lontano dalla zona dormitorio".

In situazioni come quelle, l'istinto di sopravvivenza è l'unica cosa capace di salvare realmente la vita, di se stessi e degli altri. Si manifesta nei modi più diversi, perché anche riuscire a far mantenere la calma a quasi 20 bambini, in quei momenti, è un modo per proteggere se stessi e loro. "Giocavamo alla scuola, io facevo la maestra di francese e mio padre insegnava le note.

Organizzavamo mini concerti, abbiamo festeggiato sei compleanni regalando fiori di carta e un libro illustrato fatto dai bimbi. L'8 marzo i maschietti hanno cantato una canzone rap per le donne", ha raccontato Anna. Anche lei, per il suo impegno, può essere considerata tra gli eroi dell'Azovstal.

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