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Cina-Taiwan, storica stretta di mano tra i due presidenti

Il presidente cinese, Xi Jinping, si è rivolto al collega taiwanese, Ma Ying-jeou, sottolineando che le due parti sono una "sola famiglia". Il leader taiwanese gli ha risposto affermando che "entrambe le parti devono rispettare i valori e il modo di vivere dell’altro"

Ma Ying-jeou e Xi Jinping
Ma Ying-jeou e Xi Jinping

Il grande giorno è arrivato. L'incontro tra il presidente cinese Xi Jinping e quello taiwanese Ma Ying-jeou è già nella storia, perché arriva dopo sessantasei anni di rottura dei rapporti diplomatici tra un leader della Repubblica popolare cinese e uno della Repubblica di Cina, il nome ufficiale di Taiwan da quando - nel 1949 - gli esponenti del Partito nazionalista (o Guomindang) di Chang Kai-Shek si rifugiarono sull’isola dopo essere stati sconfitti dai comunisti guidati da Mao Zedong. I due leader si sono stretti la mano prima di cominciare il colloquio. E, come preannunciato, si sono dati del "lei", chiamandosi "signore", senza pronunciare la parola "presidente", per evitare di dover interrompere tutto sul nascere. Da allora i due Stati non riconoscono la rispettiva esistenza e non hanno relazioni diplomatiche formali, anche se da almeno un trentennio c’è un dialogo costante.

Xi Jinping si è rivolto al collega taiwanese Ma Ying-jeou, sottolineando i popoli "delle due sponde dello Stretto di Taiwan sono una sola famiglia. Nessuna forza ci può separare, siamo una sola famiglia", ha detto Xi dopo la stretta di mano. "Il sangue - ha aggiunto - è più denso dell’acqua". Poi ancora: "Siamo qui per evitare che si ripetano le tragedie del passato". Il leader taiwanese Ma gli ha rispetto affermando che "entrambe le parti devono rispettare i valori e il modo di vivere dell’altro".

Ma che rapporti intercorrono tra Cina e Taiwan? Pechino continua a considerare Taiwan come una provincia ribelle, ma non la invade; Taiwan, dal canto suo, non sfida il gigante cinese con una formale dichiarazione di indipendenza. Il Kmt, al potere ininterrottamente dal 2008 dopo due vittorie di fila nelle elezioni presidenziali, ha favorito la distensione politica e la cooperazione economica con la Cina: sono ripresi i voli diretti tra molte città cinesi e la capitale taiwanese Taipei; c’è stato un boom del commercio bilaterale che ha raggiunto la cifra record di 200 miliardi di dollari nel 2014; sono state autorizzate le visite di turisti cinesi a Taiwan. Molti imprenditori e giovani neolaureati taiwanesi si sono trasferiti nella Repubblica popolare, spinti dalle opportunità create dall’elevato tasso di crescita. Insomma, in nome dei reciproci interessi economici sembra andare tutto bene.

Ma a Taiwan c’è anche chi vorrebbe una linea più dura verso Pechino: il Partito democratico progressista, principale forza d’opposizione, non riconosce il "Consenso del 1992" (il documento con cui Pechino e Taipei hanno riconosciuto l’esistenza di una sola Cina che comprende continente e Taiwan e la cui definizione è soggetta alla diversa interpretazione e definizione di ciascuno dei due Stati) e sostiene l’indipendenza formale di Taiwan ed il suo riconoscimento ufficiale a livello internazionale.

A gennaio Taiwan andrà alle urne e il Dpp è dato, per la prima volta da quando vi sono libere elezioni a Taiwan, in netto vantaggio sul partito di governo, con il rischio di un deterioramento dei rapporti con Pechino.

Il presidente Ma spera quindi di dare un sostegno al candidato del suo partito Eric Chu, dimostrando ai taiwanesi che la politica del Kmt consente a Taiwan di dialogare da pari a pari con la Cina.

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