Martina Navratilova e Chris Evert sono pronte a partire per Pechino, mentre Novak Djokovic chiede prove tangibili, ma in realtà è tutto il mondo, non solo sportivo, a porsi la stessa domanda: che fine ha fatto Peng Shuai? La sorte dell'ex campionessa cinese di tennis sta assumendo i contorni di un vero e proprio giallo. É scomparsa ormai da due settimane e se la sua storia fosse una serie tv qualcuno potrebbe sperare in un lieto fine, ma essendoci di mezzo Pechino può davvero accadere di tutto e il suo contrario. Lo scorso 2 novembre l'atleta denunciò di essere stata violentata dall'ex vicepremier Zhang Gaoli, uno dei politici più influenti del Paese. In un lungo post su Weibo, la versione cinese di Twitter, Peng aveva parlato di abusi e di una relazione insana che si trascinava da una decina d'anni, mentre lui era sposato. Peng raccontava di essere stata costretta ad avere rapporti sessuali anche in casa di Zhang, durante un invito a cena alla presenza della moglie. Nella confessione la tennista aveva manifestato rabbia e disgusto.
Neppure mezz'ora dopo, il post di Peng veniva eliminato da Weibo, così come gli screenshot e i post sui social in cui era stato discusso l'argomento. Il profilo di Peng è regolarmente attivo, ma è stata interdetta la possibilità di lasciare commenti, così come è bloccata la ricerca del suo nome. Weibo ha oscurato persino il profilo di Naomi Osaka, fuoriclasse giapponese della racchetta, una delle prime a chiedere di far luce sulla scomparsa e sulle accuse della collega. Sì, perché proprio da quel 2 novembre dell'ex numero uno al mondo di doppio non si hanno più notizie. Ieri, a sorpresa, una mail attribuita a Peng è stata diffusa dal canale televisivo CcTv e inviata alla WTA, l'organizzazione internazionale del tennis femminile. Il testo non ha fatto altro che aumentare le preoccupazioni per la sorte e la sicurezza dell'atleta cinese. Peng, o chi ha scritto per lei, sostiene di star bene, ma soprattutto smentisce l'accaduto: «L'informazione, soprattutto per quanto riguarda l'accusa di violenza sessuale, è falsa. Non sono né scomparsa e neppure in pericolo. Sto solo riposando a casa, è tutto a posto. Vi chiedo di voler diffondere questa notizia».
Il presidente della WTA, Steve Simon, dubita delle informazioni provenienti dalla Cina. «Faccio molta fatica a credere che abbia veramente scritto la mail che abbiamo ricevuto. Necessitiamo di una prova riscontrabile e indipendente che lei sia al sicuro. Ho cercato più volte di contattarla in varie maniere, ma senza fortuna». Per tutta risposta il governo cinese si è espresso sulla questione con le parole, apparse cariche di imbarazzo, di Wang Wenbin, portavoce di Xi Jinping: «Non ne ho sentito parlare, ma questa non è una questione diplomatica».
La WTA e la sua controparte maschile, l'ATP avevano già invitato la Cina a indagare sulle accuse di Peng, e molti tra i colleghi e le colleghe del circuito hanno espresso il loro sostegno all'ex tennista cinese sui social attraverso l'hashtag #WhereIsPengShuai. «Serve un'indagine approfondita al più presto» dichiara da Torino, dove è impegnato nelle Atp finals, Novak Djokovic. «Stiamo facendo fronte comune tra tennisti.
La Cina non può cavarsela con una lettera. Vogliamo vederla, quantomeno in video». Ancora più agguerrite due celebri colleghe di Peng, Martina Navratilova e Chris Evert, disposte anche a «viaggiare fino a Pechino per sincerarci sulle sue condizioni di salute».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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